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 2002  maggio 23 Giovedì calendario

EVANGELISTI

EVANGELISTI Valerio Bologna 20 giugno 1952. Scrittore. Tra gli altri titoli: Nicolas Eymerich, Inquisitore, che uscito nel 1994 aprì un ciclo di 10 romanzi, tradotti in Francia, Spagna e Germania • «[...] Autore di culto per quanti amano gli esperimenti letterari che mescolano enigmi storici e visioni fantascientifiche, tradotto in molti Paesi europei, Evangelisti è particolarmente apprezzato in Francia dove le edizioni Payot-Rivages hanno pubblicato la sua opera completa. In Francia, del resto, ha vinto i premi più importanti riservati al genere fantastico (Grand Prix de l’Imaginaire, Prix Tour Eiffel) [...] Come aveva scoperto Eymerich? ”Trovai il suo nome in un testo del giurista Italo Mereu, Storia dell’intolleranza in Europa. Di quel personaggio, realmente esistito (è suo il testo cardine nei processi contro gli eretici, il Directorium Inquisitorum), mi piacque il nome: comunque uno lo pronunci, ha il suono di un colpo di rasoio. Vissuto fra il 1320 e il 1399, il frate domenicano era divenuto il potentissimo capo dell’Inquisizione nel Regno di Aragona. Talmente potente da far scomunicare un cardinale e da far lanciare la scomunica contro un morto, il filosofo Raimondo Lullo. C’era il nome che suonava bene, c’era una storia fosca e piena di ombre, però mi mancava qualcosa: la persona vera. E allora decisi di dargli caratteri e tratti ispirandomi a me stesso”. Ma che cosa ha Evangelisti in comune con Eymerich? ”La stessa personalità, o quasi – risponde ridendo ”. La personalità schizoide. Sì perché, fine anni ”80, aiutavo lo psichiatra Bruno Caldironi a scrivere un manuale: il contenuto scientifico era suo, io ci mettevo la scrittura. Arrivato al capitolo sulla personalità schizoide, mi ci riconobbi. Ma anche mi venne in mente di prendere tutti i caratteri di quella mentalità e, estremizzandoli, metterli dentro Eymerich, come fosse una terapia. Risultato: mentre io miglioravo progressivamente, Eymerich è divenuto sempre peggiore”. [...] è una sorta di superuomo, sa tutto, conosce perfino il greco in un momento in cui nessuno in Occidente lo sapeva. il più intelligente di tutti. Il più abile [...]”» (Ranieri Polese, ”Corriere della 8/11/2007) • «Sono meteoropatico, preferisco scrivere con il bel tempo. Molti miei libri sono stati cominciati puntualmente il 1° marzo e finiti il 31 agosto […] Sto al computer da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Riprendo a mezzanotte, fino al mattino […] Rileggo moltissimo e riscrivo. Le frasi tagliate a volte le riciclo in altri romanzi» (Mariarosa Mancuso, ”Corriere della Sera” 8/5/2002) • «[...] è uno di quegli scrittori di cui la critica si occupa pochissimo. Eppure vanta una bibliografia di romanzi molto cospicua a partire dal 1993, quando inaugurò il ciclo che ha per protagonista il domenicano trecentesco Nikolas Eymerich. Si direbbe che è più apprezzato all’estero, tradotto in francese, spagnolo, tedesco, portoghese. La trilogia di Magus, biografia romanzata (se così si può dire) di Nostradamus, uscita nel 1999, illustra bene il tipo di lavoro svolto da questo scrittore [...] che ha alle spalle una minicarriera accademica che ne ha fatto un vero e proprio segugio a caccia di documenti storici: passione che sposa con un altro amore irrinunciabile, quello per la cultura heavy metal, che spesso ne proietta l’immaginario narrativo in una dimensione fantastica noir e persino fantascientifica. Uno scrittore di genere, che si sottrae paradossalmente a ogni rigida classificazione. [...] ”Sin da adolescente ero attratto dalla letteratura popolare avventurosa, dal poliziesco, dalla fantascienza, il genere che più mi ha condizionato pur ignorando la dimensione psicologica”. Una letteratura più da edicola che da libreria, compreso l’horror alla Lovecraft. ”Però – aggiunge – ho sempre amato anche la corposità di moltissima narrativa ottocentesca francese, inglese e russa soprattutto”. Dickens, Tolstoj, Dostoevskij, Balzac, Zola ”modernizzati” con l’apporto di quella che lui stesso, provocatoriamente, ha definito ”paraletteratura”: Ballard, Vonnegut, Manchette e Dick, ”il padre di tutti”. Paraletteratura nobile, si intende. Certo, Balzac più Manchette più Dick: può anche venirne fuori un bel pasticcio: ”Il mio scopo – dice Evangelisti – è di rompere i confini, modificare le formule anche accettando certe regole del genere, come la serialità. Alla fine la mia è una letteratura che può fare quello che vuole sotto gli occhi della critica, non esistono censure: c’è solo una radicalità... [...] La paraletteratura è libera, com’era libero il cinema di serie B che, a differenza del cinema di serie A, poteva permettersi di sperimentare [...] il fantastico, in Italia, ha avuto molte difficoltà: la cultura accademica ha preso sul serio solo il romanzo realistico, il che però non coincideva con il gusto del lettore popolare [...]”» (’Corriere della Sera” 29/11/2006).