Varie, 23 maggio 2002
GALIMBERTI
GALIMBERTI Umberto Monza 2 maggio 1942. Filosofo • «Con le manine chiuse nel gesto pensoso della spremuta di meningi, con queste stesse appoggiate a modo di sipario, barbettato, spalancando un corruccio degno di gran pensiero, filosofo di ”Repubblica”, superbo e forse furbo virtuoso della marmellata culturale, si affaccia dalla fotina della sua rubrica di poste e telegrafi, offrendo alle madame lettrici di ”D, la Repubblica delle Donne”, tutto quello che ognuna tra le gentilissime vorrebbe sapere (non osando presumibilmente chiederlo) riguardo a Platone e la menopausa. Contraddicendo anche il detto che ”solo una recchia tene ’a pazienza ’e suppurtà ’e belle donne”, Galimberti, appunto, che è un pezzo d’uomo, coccola le sue lettrici (quantomeno politicamente belle), con le rassicurazioni derivate dalla sua elaborata scienza. Un po’ necrologiale, non essendoci morte né decomposizione che non catturi il suo sopracciglio, è il Guido da Verona del nostro tempo, l’eroe del manierismo parolaio. [...] Divino compagno tra i divini compagni, incarna l’icona masochista. Anoressico nel logos, il filosofo che risponde alle lettere delle donne a cui piace piangere, alla nazione commossa offre il mistero del suo stesso bluff. Pontefice del luogo comune, privo dell’ironia di un Riccardo Pazzaglia, non ha neppure bevuto al calice del brodo primordiale. Amante dei trattini, ogni tanto sorseggia un po’ d’acqua. solo per la sete del sapere. l’estasi» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998).