Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  maggio 23 Giovedì calendario

HABER Alessandro

HABER Alessandro Bologna 19 gennaio 1947. Attore • «Invitato permanente di ogni festa nella capitale, ospite fisso della rubrica “Giorno e Notte” del “Messaggero”. Gioca a tennis ma preferisce lo chemin de fer e il poker, quando non scommette al picchetto sulle partite di calcio. Se vince, si ricorda a un tratto di avere impegni tanto improrogabili quanto improbabili. Se perde, inchioda gli amici al tavolo fino all’alba. Non ha mai sigarette a sufficienza. Non frequenta lo stesso privé di Emilio Fede. Nel tempo che resta, è attore. Sullo schermo interpreta sempre il personaggio di Alessandro Haber, con un’idea fissa: trombare. Vittima delle donne che vogliono assolutamente cambiarlo, si ribella fuggendo. Alter ego di Ennio Fantastichini con cui ha condiviso carriera e conquiste sentimentali. Compra i giornali, ma non li legge. Se li legge si confonde» (Pietrangelo Buttafuoco, “Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998) • «[...] Non amo i cimeli, le cose commemorative. A casa non ho una mia fotografia né uno straccio di pagina di giornale con le critiche. Che ci dovrei fare, che cosa rappresentano di me? Beh, il Donatello (vinto come migliore attore non protagonista in Per amore solo per amore, n.d.r.) lo tengo, mi fa sentire vivo. Comunque per me c’è un oggi, che contiene anche chi c’è stato [...] La sala sacra dove si andava a guardare i film. La cappa e la spada, il western. Quarto potere, La vita è una cosa meravigliosa, 8 e mezzo, I soliti ignoti. Tutto il rito, il lessico, la fantasia, la letteratura, il professionismo e la realtà che nel cinema di oggi non c’è più. Perché non ci sono idee nuove in quello che circola e perché non circola quello che potrebbe. Per mancanza di coraggio. Perché non si investe nell’originale e nel giovane. Lo specchio dell’Italia» (a. r., “la Repubblica” 29/8/2005).