Varie, 23 maggio 2002
KEZICH
KEZICH Tullio Trieste 17 settembre 1928, Roma 17 agosto 2009. Giornalista. Critico cinematografico • «Professione: spettatore. Rubando il titolo a una raccolta di suoi interventi critici pubblicati da Falsopiano, questa potrebbe essere la definizione più sintetica della lunga attività di Tullio Kezich, tra cinema e teatro, produzione e scrittura, romanzi e sceneggiature. [...] se è vero che l’attività di Kezich, dal 1941 a oggi, ha sempre avuto il cinema come bandiera più alta, è indiscutibile che quell’amore ha dovuto sopportare numerosi ”tradimenti”: in primo luogo con la letteratura (il suo primo romanzo, da riscoprire, è del ”59: Il campeggio di Duttogliano, recentemente ristampato da Sellerio) e poi con il teatro, dove i suoi adattamenti hanno davvero segnato la storia italiana del palcoscenico, a cominciare da La coscienza di Zeno del 1964. E per esigenze di brevità sorvoliamo sulla sua attività di produttore, prima con la società 22 dicembre, fondata assieme a Ermanno Olmi, e poi in Rai, dove l’amore per il cinema prendeva forme diverse dalla critica ma ugualmente appassionate (senza Kezich non avremmo avuto i debutti della Wertmüller e di Eriprando Visconti, ma anche molti film di Olmi, dei Taviani, di Giraldi, di De Bosio. E perfino il Sandokan con Kabir Bedi). [...] la cosa di cui va più orgoglioso, tra i tanti premi e riconoscimenti ricevuti, è la mostra sul libro dei sogni dell’amatissimo Fellini (dimenticavamo: la biografia più autorevole sul regista di 8½ è naturalmente sua) [...]» (Paolo Mereghetti, ”Corriere della Sera” 23/1/2008) • «Critico cinematografico caro alla Patria. Triestino d’origine, è da sempre acceso difensore del cinema italiano. Da Nanni Moretti, a Gianni Amelio, da Roberto Benigni a Francesca Archibugi, fedele a se stesso, ha sempre sostenuto i colori della squadra nazionale. la versione colta di Vincenzo Mollica. Anche quando s’annunciavano clamorosi flop, come nel caso di Aprile, o l’attesa del pubblico si rivelava utopica, come nel caso di Così ridevano [...] Amante della polemica, interviene con glosse e chiose talvolta anche in prima pagina, per fustigare l’indolenza nazionale e invitarla alla riscossa» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998) • «[...] detesto le visioni private per i critici. Quello che preferisco è guardare un film a casa, nelle rare serate libere. Oggi mi pare che i grandi scarseggino, ma soprattutto non c’è più l’ambiente, non ci sono più i caffè, i ristoranti, i luoghi di ritrovo. Penso a Roma quando si andava da Otello alla Concordia o da Rosati in via Veneto. Bastava conoscere qualcuno della cerchia e ti sedevi al tavolo dei maestri, stavi a sentire che cosa dicevano artisti, giornalisti, scrittori. Adesso non è più così. Oggi ci si incontra poco, non si litiga neanche più, non ci sono più faide, tutto è smorzato. Questo potrebbe anche sembrare un segno positivo, ma come non rimpiangere l’intensità di un tempo? Ci sono certo dei validi rincalzi, ma c’è scarsa circolazione di idee [...]mio padre, avvocato [...]» (Alain Elkann, ”La Stampa” 26/8/2007).