Varie, 23 maggio 2002
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Kounellis Jannis
• Piraeus (Grecia) 21 marzo 1936. Artista. Una delle figure più originali dell’Arte Povera, vive e lavora a Roma dal 1957. «Io non sono uno scultore. Il mio lavoro vuole radicalizzare la logica di un certo tipo di pittura, come quella dell’affresco, appunto. La mia ”pittura" non è certo quella di cavalletto, non è una pittura tonale, è più veloce, ti fa guardare il lavoro da dentro, è come se ti prendesse e tu, senza renderti conto, ti ci trovi in mezzo» (’Il Messaggero”, 8/5/2002). «Ha lavorato con il carbone, il ferro, il fuoco, il suono, il nerofumo, le sementi; nel 1969 ha portato in galleria 12 cavalli vivi; vent’anni dopo ha esposto centinaia di bicchierini ricolmi di grappa. Ha utilizzato la musica e il teatro. A Barcellona, nel 1989, ha fatto refrigerare una sala per appendere a ganci da macellaio veri quarti di bue. Eppure continua a pensare a se stesso come a un pittore. nella pittura, infatti, che individua i momenti più rivoluzionari della storia dell’arte (’Amo Caravaggio, Van Gogh, Kandinskij, Rembrandt, Klimt e Goya. Sono un ammiratore di Pollock, per la sua ricerca drammatica e appassionata della realtà”). Con la pittura, del resto, è iniziata la vicenda di Kounellis. [...] Fontana e Burri i suoi primi amori; grandi lettere dell’alfabeto, ”ritagliate” in nero su fondi bianchi le sue opere d’esordio, ma non tutti sanno che, negli anni 60, l’artista eseguì anche delle marine (uno dei temi più abusati della pittura). Poi, nel 1967, la svolta ”poverista”, l’introduzione di altri materiali e supporti, e la scelta di esprimersi attraverso le installazioni. Ma quando, negli anni 80, molti si adeguarono alla ”restaurazione” dei canoni espressivi tradizionali, lui rimase sulle sue, liquidando Neoespressionismo e Transavanguardia come ”operazioni di retroguardia”. [...] C’è sempre, nelle sue mostre un sentimento tragico, quasi di pericolo incombente o di precarietà, in dialogo con presenze più rassicuranti, come elementi vivi, sprigionanti energia. [...] ”Sono contro l’estetica della catastrofe – ha detto ”. Sono partigiano della felicità”» (Franco Fanelli, ”Corriere della Sera” 10/11/2003).