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 2002  maggio 23 Giovedì calendario

LASORELLA

LASORELLA Carmen Matera 28 febbraio 1955. Giornalista. Tv. Dal 2008 direttore generale di Tele San Marino (consociata Rai) • «Da Matera e dalla farmacia di famiglia, forte di una laurea in legge che desta ancora oggi ammirazione, la Carmen nazionale muove, altera e a bordo di tacchi a spillo che non abbandona nanche sulla neve e quando guida moto di grossa cilindrata, i primi passi nella capitale presso la redazione de ”Il Globo”. Approda alla Rai di Enrico Manca e non si muove più. Di se stessa nutre alta opinione e senza batter ciglio racconta che il suo modello è Hemingway ma i colleghi tengono quadernetti che ne illustrano le perle geografiche e gli anacoluti, sempre accompagnati da ”s” perfettamente arrotata, come da corso di dizione aziendale. Per lei, Livorno è un famoso porto ligure, i fatti di Praga risalgono agli anni Ottanta. Per lei, un vicedirettore di cattivo carattere e anche un po’ misogino conierà la frase divenuta celebre: ”Se si siede sui libri che ha letto tocca subito terra”. Diventa inviata e viaggia preferibilmente con il fidanzato, bravissimo cameramen. Dei suoi servizi si usa dire che hanno belle immagini. In Somalia con un altro cameramen, Marcello Palmisano, vive una tragedia. Vengono attaccati e Palmisano muore. Nel 1993 arrivano i ”professori” e Paolo Garimberti, nuovo direttore del Tg2, la mette a condurre il programma di informazione della sera ”Pegaso”. L’audience non lievita, anzi un po’ si deprime, ma lei è contenta e il direttore pure. Nel 1996, assieme al collega Lamberto Sposini (allora alloggiato in Mediaset) presenta la Convention dell’Ulivo e fa amicizia con Walter Veltroni. Approda poi al settimo piano di viale Mazzini come portavoce del presidente Enzo Siciliano. Tra i suoi fulminanti comunicati stampa uno da New York in un giorno di polemiche al vetriolo tipo: il presidente è tranquillo e sta bene. Il presidente invece non si sente tranquillo e la pur tanto decorativa portavoce viene rimossa bruscamente. Per passare il tempo gira il mondo e intervista grandi donne ma il pubblico è rozzo e non comprende. Resta in attesa di dirigenti più sensibili» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998). «Nel ”95 ci fu quell’attentato in Somalia, un collega mi morì tra le braccia, io tornai a Roma viva per puro miracolo. Le gerarchie di valori cambiano di fronte alla morte. Arrivata qui, denunciai quei fatti, ma non trovai riscontri nel giornale. E venne la rottura col direttore del Tg2 [...] La Moratti mi diede la seconda serata di Raiuno, di attualità, a metà con Vespa. Lui aveva due serate alla settimana più virate sulla politica, io ne curavo tre più dedicate al costume. Una bella stagione [...] Mi chiesero di fare la responsabile della comunicazione aziendale. Era il ”96, tempo di grandi polemiche in Rai. Non avevo voglia, ma mi ci tirarono per i capelli. Un ruolo che non ho ricoperto al meglio, che richiedeva una duttilità che non ho. Mi ci provai, si parlava di cambiamento, credetti a questa logica. Ma poi, naturalmente, non cambiò nulla [...] Il settimo piano Rai non faceva per me, tornai al giornalismo, il mio mestiere. Ma era difficile, ormai ero un po’ fuori dai giri. In quel periodo feci però alcuni splendidi speciali. Da Hong Kong che passava alla Cina al ”Sogno di Abramo”, l’idea del coesistere pacifico delle tre religioni monoteiste, cristiani, musulmani ed ebrei; e ancora sullo Zaire, sul contro-esodo biblico in Ruanda. Infine, mi inventai un programma [...] Si intitolava Prima donna e aveva sempre una protagonista femminile forte. Attraverso una donna raccontavo un paese, un problema, il mondo. Un Premio Nobel per raccontare la Birmania, il ministro Aubry per le 35 ore di lavoro in Francia ma anche la donna sindaco del paese a maggiore densità mafiosa d’Italia [...] Facevo il programma praticamente da sola. Con mezzi inesistenti. Persi 6 chili, alla fine lasciai perdere [...] Arrivò la proposta di fare la corrispondente da Berlino. Avevo raccontato il mondo al di sotto del 41esimo parallelo e mi offrirono di andare tra i Prussiani [...] Si trattava di ricominciare daccapo. Inanzitutto una full immersion nel tedesco che non sapevo, poi tanto studio, poiché era una realtà che conoscevo solo dalla letteratura. Ma sul lavoro non ho avuto difficoltà. stato difficile dal punto di vista personale. Dovevo stare uno, due anni e ne sono passati quasi quattro. Io, come tutti i viaggiatori, ho bisogno della mia casa, delle mie cose, dei miei affetti. Ho patito il freddo, la mancanza di colore. Per riderne e tirarmi su mi ripetevo: ora, dopo la Prussia, la Siberia... [...] Ma, se c’è qualcuno con cui devo prendermela è con il mio carattere, sempre ”lancia in resta”. Sono troppo impulsiva. Oggi rifletto di più. Prima di partire in quarta conto fino a 10: poi parto lo stesso, ma insomma... [...] Ho rinunciato a tante cose, a una vita in cui c’è il tempo per sé, mi manca un figlio, ore per le persone a cui si vuole bene. Ma sul piano privato, se Dio vuole, ho costruito dei bellissimi rapporti, e non sono sola. Fermo restando che questo significa dover mediare» (’La Stampa” 7/8/2003).