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 2002  maggio 23 Giovedì calendario

Laura LuigiAnton

• San Remo 21 giugno 1922, 3 agosto 2007 • «Un Indiana Jones del collezionismo il quale nella sua lunga vita trascorsa ad inseguire mobili e arredi nel segno del “bello”, ha conosciuto principi e maharaja, regge e bassifondi, Paesi ancora chiusi al mondo, scrittori e artisti. Sino a riunire una stupefacente raccolta di oggetti d’ogni secolo e d’ogni latitudine e a entrare, così, nel gotha degli antiquari internazionali. Alla soglia degli 80 anni ha scelto, d’accordo con la moglie Nera, di donare al Fai la sua villa-museo di Ospedaletti: un’ex chiesa anglicana trasformata in dimora, dove custodisce 4 mila pezzi in gran parte francesi e inglesi del XVIII secolo e oggetti del vicino e lontano Oriente scelti, come nota Marco Magnifico, direttore del Fondo, “con occhio infallibile e ferrea intransigenza”. Tra questi, uno straordinario monaco d’epoca Ming in ceramica invetriata. […] Professore di storia dell’arte, baffetti alla Clark Gable, l’aria disincantata di chi è riuscito a metabolizzare anche i drammi e, oggi, li guarda con humor: “Avevo sognato la Russia leggendo Gogol e Turgeniev. A 18 anni mi arruolai volontario: immaginavo che avrei visto le meraviglie di Mosca. Mi fermai sulle rive del Don beccandomi un congelamento. Ma lasciamo perdere, tutto è passato...”. Incominciò la sua “carriera” negli anni dell’immediato dopoguerra con un “fondo” di 500 lire. E sembra la storia, rivisitata, della contadinella che va al mercato con una ricotta e, via via immaginando baratti, sogna di ritrovarsi ricca. Per “Gino” Anton Laura il sogno è diventato realtà. Viaggiò nella Gran Bretagna dei grandi signori in crisi, “scrigno rimasto inviolato per 300 anni”, dove si potevano acquistare, se si arrivava per primi e se si aveva fiuto, mobili e arredi importanti. Lui arrivò per primo ed ebbe fiuto. Poi ci furono le “spedizioni” in Francia: Parigi, Costa Azzurra, una cultura “cugina”. “Dei colleghi d’Oltralpe apprezzo soprattutto che, come me, non vadano mai in pensione”. L’altra faccia dell’amore per l’antico si specchia nell’Oriente: il professore e la moglie, pittrice che ha studiato con Casorati, in quegli anni fecero rotta verso Est: a varie riprese, sempre sulla mastodontica Rolls Royce del ’54 ancora in perfetta efficienza, macinarono 47 mila chilometri attraverso Jugoslavia, Turchia, Siria, Iran e Irak. Quindi ci furono le missioni in Cina e in India: “Almeno una dozzina, con soste di mesi”. Il viaggio sempre e comunque come momento di passione e lavoro: “Mai stati alle Maldive o alle Seychelles: cosa ci andremmo a fare?”. È un grande affabulatore quest’uomo pieno di ricordi almeno quanto la sua villa lo è di ricchezze. Rammenta che Italo Calvino, vecchio compagno di ginnasio al Cassinis di Sanremo, era solito dirgli: “È sufficiente che tu racconti, il libro della tua vita te lo scrivo io”. Un po’ l’ha fatto: nel dna del Barone Rampante c’è qualche gene dell’amico che ha saputo rompere la crosta della routine per attingere fantasia e vivere in un romanzo» (Renato Rizzo, “La Stampa” 9/5/2002).