Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  maggio 23 Giovedì calendario

LOY

LOY Rosetta Roma 1931. Scrittrice • «Scrittrice borghese, di raffinata eleganza scrive con grande economia di mezzi. Allieva, amica e confidente di Natalia Ginzburg, nei confronti della quale nutriva un complesso d’inferiorità morale e culturale, ha trovato la sua via nella letteratura grazie all’aiuto di Cesare Garboli. I suoi personaggi, come osservò la Ginzburg, ”guardano la realtà come dall’alto di una terrazza, non riescono ad afferrarne che gli echi e i lampi e tutto ciò che accade, per loro sembra accadere altrove, e in altri e lontani destini”. Scrive solo di pomeriggio. Per dare un segno di ribellione ha deciso di lasciare la Mondadori quando Silvio Berlusconi è sceso in politica. Non riesce ad appassionarsi all’aviazione perché non ha la grandezza di Liala» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 17/10/1998) • «Scrivo perché a me piace scrivere [...] Sempre stata curiosa: da ragazzina venivo rimproverata perché mi fissavo a guardare, ascoltare anche se ero penalizzata dal fatto di avere un orecchio solo [...] Mi piace andare al mercato. Per me è come un gioco, incontri con persone molto intelligenti possono essere meravigliosi. la grande intelligenza non annoia mai [...] Quando finisco un libro c’è una sorta di vuoto, di caduta, di smarrimento e ho paura di non avere più nulla da scrivere [...] Mentre uno scrive non riesce a fare cose e sogna cosa farà a libro finito e invece finendo tutto quello che pensavi ti sarebbe piaciuto fare, non ti importa e vorresti ricominciare a scrivere [...]» (Alain Elkann, ”La Stampa” 21/11/2004).