Varie, 23 maggio 2002
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Lucibello GiuseppeRosario
• Castelnuovo Cilento (Salerno) 9 febbraio 1953. Avvocato. Noto soprattutto ai tempi di Tangentopoli/Mani Pulite • «Chicchi Pacini Battaglia - finanziere, imputato chiave nell’inchiesta Mani Pulite - ammette molto candidamente: scelsi di farmi difendere dall’avvocato Giuseppe Lucibello anche se “prima di allora non lo conoscevo né lo avevo sentito nominare ” . P e rché? “Chiesi consiglio a Franz Sesti, già procuratore generale della Corte d’appello di Roma. Mi disse che non andava cercato un principe del foro, ma un avvocato sveglio e in contatto con la procura”. Nella deposizione che Pacini Battaglia rende, il 31 ottobre 1995, a Fabio Salamone e Silvio Bonfigli, emerge un altro aspetto interessante : un mese prima di subire la perquisizione della Guardia di finanza inviata da Antonio Di Pietro, gli giunse una telefonata dallo studio dell’avvocato Federico Stella - lo stesso in cui lavora Massimo Dinoia, legale di Di Pietro - “che si metteva a disposizione se qualcuno di noi avesse avuto bisogno di assistenza per le vicende di Mani Pulite”. Ancora: nella deposizione, Pacini Battaglia ammette di aver evitato il carcere perc h é Lucibello trattò con Di Pietro. Il punto è: come mai Stella legge nel futuro e chiama Pacini Battaglia? E come mai i clienti di Lucibello, nell’infuriare di Tangentopoli, sfuggivano alla galera o vi rimanevano per poche ore? Sulle brevi detenzioni di Sergio Radaelli, Maurizio Prada e Carlo Radice Fossati, Lucibello risponde col proprio motto: “Meglio salvare le chiappe al cliente che fare l’avvocato irriducibile”. Cioe? “Cioè io dico: quanti problemi ha lei? Uno, due o venti? I magistrati ne hanno scope rti quattro? Allora gliene regaliamo altri due per acquistare credibilità e sul resto facciamo lo sbarramento”. [...] Lucibello [...] figlio dei titolari di una concessionaria Fiat [...] grande amicizia con Di Pietro di cui lui stesso si è sempre vantato. A Palazzo di Giustizia lo accusano di aver sfru ttato questi rapporti, e altri aggiungono che in realtà fu Di Pietro a sfruttare Lucibello per far parlare gli indagati. Altrimenti non si spiegherebbe perché un giovane e sconosciuto legale, di colpo, riesce ad accaparrarsi i più illustri inquisiti di Mani Pulite. Lui ribatte: ho difeso grandi personaggi anche prima, e fa il nome di Polotto, imprenditore vinicolo rimasto invischiato nella vicenda delle bottiglie al metanolo. Di Lucibello si sa che si laurea nel ’78 a Napoli. Lavora a Vallo della Lucania, oscura sede di tribunale a 40 chilometri di salita da Agropoli, ma è costretto ad andarsene per una vicenda poco chiara, in cui rimangono coinvolti alcuni magistrati. L’avvocato sostiene di essere stato minacciato dalla camorra. Così contatta a Palinuro, dov’è in vacanza, il civilista Luigi Raucci, conosciuto all’Università, che vive e lavora a Milano. Raucci acconsente di dargli una mano tanto che lo ospita, nei primi tempi, a casa propria. È il 1983. Lucibello comincia, gratuitamente, dall’avvocato Bruno Senatore . Vuole farsi conoscere: va a mille cenette con colleghi e carabinieri. Lui stesso, qualche anno più tardi, confesserà di aver fatto il testimone di nozze a ufficiali dell’Arma almeno 15 volte. E conosce Di Pietro. Lucibello sostiene di averne stretto l’amicizia ai tavoli della mensa dei carabinieri, fra l’86 e l’87. Ma non convince, perché anche Raucci è un grande amico di Di Pietro, e lo è almeno dal 1983, quando comincia a curare le pratiche di divorzio del magistrato. Possibile che, quando Di Pietro arriva a Milano, nel 1985, Raucci non presenti lo smanioso Lucibello al nuovo sostituto? E Lucibello viene smentito anche da Giancarlo Gorrini , l’ex proprietario della Maa Assicurazioni. Gorrini garantisce che fu Di Pietro a presentargli l’avvocato: “Mi disse che era un suo figlioccio, lasciandomi intendere un’antica amicizia. Mi chiese di assegnargli qualcuna della cause della compagnia. Sì, era prima del 1987”. Gorrini aggiunge che Lucibello si dimostrò svelto e capace, ma l’interessato nega che fu Di Pietro l’intermediario. Quella fra Di Pietro e Lucibello diventa autentica fratellanza. I due vanno a San Felice da Prada ed escono a cena con Radaelli; il pm scrive per Gran Milan, la rivista che fa riferimento a Radice Fossati, con il quale il magistrato collabora alla creazione di Proposta Nuova, un gruppo di strategia politica. Prada, Radaelli, Radice Fossati: tutta gente che sarà arrestata da Di Pietro e difesa da Lucibello. Che, nei salotti, si vanta di ospitare il pm nelle villeggiature ad Agropoli. Nell’agosto del ’92 la coppia prende l’auto - la Mercedes da 60 milioni che Di Pietro ha avuto da Gorrini e che ha venduto per 20 a Lucibello - e va in vacanza a Vienna. I due sono soci nell’Isi, la società di ingegneria informatica costituita da Di Pietro che ha sede nello studio di Lucibello in via S.Barnaba (più avanti l’avvocato si trasferirà nei locali di via Pantano che “eredita” da Prada). Vite incrociate, quelle di Lucibello e Di Pietro [...]» (“Il Foglio” 6/2/1996) • «Il suo look da cassiere degli autoscontri ha influenzato milioni di guidatori di Fiat 127 Abarth oro metallizzato, quelle con le tendine parasole di Marylin. Celebri i suoi stivaletti in pitone. Avvocato per diletto, sa farsi rispettare grazie alla sue intriganti arringhe in lingua originale e quell’aria severa da scugnizzo che, se si incazza, corre a chiamare suo cugino più grande che va già in discoteca e guida già la Mercedes. Sono circolate assurde malizie solo perché era amico di Di Pietro che indagava su Pacini Battaglia e su D’Adamo i quali pagavano Lucibello e non sono mai andati in galera mentre D’Adamo prestava soldi e telefoni e case e scarpe e vestiti e auto a Di Pietro e dava incarichi professionali alla moglie di Di Pietro e un appartamento in affitto anche all’aiutante di Di Pietro e dava incarichi anche a Lucibello che difendeva anche Maurizio Prada che era amico di Di Pietro e comunque Lucibello è subentrato nell’appartamento dove c’era lo studio di Prada, inoltre Lucibello difendeva anche il conte Radice Fossati che neppure lui è andato in galera e invitava Di Pietro ai convegni e faceva una rivista dove pagava Di Pietro e Lucibello che erano collaboratori della rivista e infatti Di Pietro scriveva articoli sulla trasparenza» (Pietrangelo Buttafuoco, “Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 17/10/1998).