S. Paolini, Salute di Sorrisi e canzoni, n. 37 maggio 2002 pag.82, 23 maggio 2002
Difetti di pronuncia. Vi ricorda Gatto Silvestro, ogni volta che farfuglia una esse. Vi fa tenerezza quando arrota la erre o scivola sulla zeta
Difetti di pronuncia. Vi ricorda Gatto Silvestro, ogni volta che farfuglia una esse. Vi fa tenerezza quando arrota la erre o scivola sulla zeta. Insomma, vostro figlio ha un difetto di pronuncia. L’atteggiamento più sbagliato da tenere è quello passivo. Bisogna piuttosto armarsi di pazienza e, soprattutto, rivolgersi a uno specialista: «Per correggere la erre blesa o la esse o la zeta sibilanti è importante fare intervenire subito un logopedista, esperto dei disturbi del linguaggio. Ma anche i genitori hanno un ruolo essenziale: sta a loro, infatti, sollecitare il bimbo a pronunciare le parole in modo corretto», spiega Enrico Caruso, dell’Equipe logodinamica di Milano. «Questo fenomeno è più frequente quando i bambini cominciano a parlare tardi, cioè dopo i 18 mesi. Ciò dipende dal fatto che il piccolo non riesce a dare la giusta vibrazione alla punta della lingua contro il palato. Le cause, di solito, sono fisiche: palato mal strutturato, labbra che non chiudono bene, denti non allineati». Indispensabile, quindi, la visita dal dentista, ma anche un esame audiometrico perché l’udito è fondamentale: solo se il bimbo sente bene saprà esprimersi correttamente. Ciuccio no, coccole sì. Prima regola: bandite il ciuccio. «Spesso le malformazioni del palato sono dovute a comportamenti sbagliati dei genitori, che, ad esempio, continuano a dare il ciuccio al bambino fino a un anno di età e oltre. Anche se ai bambini piace tanto, questo oggetto impedisce lo sviluppo completo della bocca, la crescita dei denti e determina movimenti scorretti della lingua». Ricordate, poi, che quando vostro figlio inizia a parlare è gia un bel po’ che vi ascolta e si prepara: «Il linguaggio è imitativo. Il bambino impara a parlare ripetendo il ”rumore” della vostra voce. Per questo bisogna evitare di rivolgersi al lui in modo infantile senza pronunciare bene e per intero le parole». Questo non vuol dire essere meno affettuosi, anzi: «Nel correggerlo bisogna sempre mantenere un atteggiamento giocoso ed evitare l’ansia». E se anche la mamma ha un difetto di pronuncia? «In questo caso correggere il bambino è più semplice, perché il difetto non dipende da cause fisiche. Ma, allo stesso tempo, è più difficile perché il lavoro del logopedista rischia di essere vanificato dalla pronuncia scorretta della mamma. L’unica soluzione è iniziare le sedute prima possibile, cioè fin dai 3-4 anni».