Maurizio Viroli, "La Stampa" 25/5/2002, 25 maggio 2002
«Però qual è il destino ordinariamente de’ figli nobili in Milano? Eccolo. Se la madre potesse prima de’ nove mesi sbrigarsi senza pericolo del peso che porta nel ventre se ne sgraverebbe come un escremento
«Però qual è il destino ordinariamente de’ figli nobili in Milano? Eccolo. Se la madre potesse prima de’ nove mesi sbrigarsi senza pericolo del peso che porta nel ventre se ne sgraverebbe come un escremento... Nato appena quel pezzo di carne si consegna all’arbitrio di una levatrice la quale gli comprime il cranio a suo modo e talvolta lo rende con ciò irrimediabilmente stolido o imbecille. Con un dito gli lacera il freno della lingua. Lo maneggia come un cuoco farebbe a un pezzo di fegato, te lo lava spietatamente con vino acqua e sapone, e l’infelicissima creatura tormentata atrocemente grida come nelle mani di un carnefice mentre la madre e il padre sorridono dicendo che fa il suo mestiere col gridare» (Pietro Verri).