Arthur Schnitzler, "Il libro dei motti e delle riflessioni", Bur, 29 maggio 2002
Nato a Vienna il 15 maggio del 1862, Arthur Schnitzler è figlio di un affermato laringoiatra, di religione ebraica
Nato a Vienna il 15 maggio del 1862, Arthur Schnitzler è figlio di un affermato laringoiatra, di religione ebraica. Dopo avere seguito le orme del padre Johann ed essersi laureato in medicina (subendo però più il fascino della psicanalisi), si dedica alla scrittura. Diventa ben presto, tra pièce e romanzi, una delle stelle del crepuscolo viennese compreso tra la fine secolo e la prima guerra mondiale, insieme a von Hofmannsthal, Kraus, Musil, Klimt, e altri. Muore nel ’31, a causa di un ictus celebrale. Tra le varie riduzioni cinematografiche della sua opera, quella recente di Kubrik, Eyes wide shut (dal romanzo Doppio sogno). Anche se nella prefazione l’autore ci illumina sulla natura dell’aforisma, che rientra nel genere della riflessione diaristica arguta e non in quello dell’enunciato filosofico e come tale non va preso troppo sul serio, è, difficile, pagina dopo pagina, sottrarsi a una seconda chiave di lettura. Il libro dei motti e della riflessioni si configura infatti come il grande pillolario del dottor Schnitzler, una raccolta di frammenti sotto i quali si intuiscono romanzi potenziali.