D. Vozzo, Macchina del Tempo n.6, giugno 2002 pagg.15-18, 3 giugno 2002
Nel pallone mettiamoci capelli di ragazza. In Cina, più di duemila anni fa, si giocava a tsu-ciu (calcia-la palla di cuoio) con un pallone imbottito di capelli di ragazza
Nel pallone mettiamoci capelli di ragazza. In Cina, più di duemila anni fa, si giocava a tsu-ciu (calcia-la palla di cuoio) con un pallone imbottito di capelli di ragazza. Nell’antico Giappone otto giocatori si sfidavano al kemari colpendo coi piedi una vescica d’animale gonfiata d’aria. I greci giocavano a episkyros, i romani all’harpastum. Poi vennero l’hurling in Gran Bretagna, la soule in Francia e il calcio fiorentino in Italia. Nel 1500 i napoletani erano i più rinomati fabbricanti di palle d’Europa e intanto i messicani con il caucciù inventavano la palla di gomma. Il football, il calcio moderno, è nato solo l’8 dicembre 1863, a Londra. Uno sport giovane, ma dalle radici così antiche da diventare presto universale, viaggiando sulle rotte degli emigranti. Oggi nel mondo si producono 40 milioni di palloni ogni anno, di 240 tipi diversi, per lungo tempo fatti da schiavi-bambini del Terzo mondo. Ma ormai anche questo scandalo è (quasi) superato. Come sono superati il peso, il disegno, i materiali dei primi palloni da football. Dal 1863 abbiamo visto cambiare regole, tattiche, maglie e con loro il pallone, della cui evoluzione curiosamente non è ancora stata scritta la doverosa storia. Eppure senza di lui il calcio non esisterebbe. Il grande Di Stefano ne era consapevole e davanti alla propria casa eresse in suo onore un monumento, con una dedica. ”Grazie, vecchio mio”.