Varie, 4 giugno 2002
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Ek Mats
• Malmoe (Svezia) 18 aprile 1945. Coreografo. «[...] Figlio di Birgit Cullberg, leggendaria capofila della danza moderna europea, e dell’attore bergmaniano Anders Ek, Mats è un sapiente reinventore dei classici: ha firmato tra l’altro una Giselle con protagonista ribelle e contrastata da una società bigotta e ottusa; un Lago dei cigni dall’irriverente sottotesto edipico; e una Bella addormentata dove la principessa s’innamora di uno spacciatore, che al fuso della fiaba sostituisce una siringa d’eroina. Per il Dramaten di Stoccolma, lo stesso teatro che ospita le regie di Ingmar Bergman, ha anche montato un Don Giovanni con eroe fragile e devastato dai vizi. Gli piace insomma esplorare i grandi testi per riscoprirli in trame, psicologie e ambienti contemporanei. Ma non c’è niente di gratuito o deviante in queste sue ”scandalose” riletture, che hanno sempre la qualità della coerenza. ”Un capolavoro esige che venga stabilito un rapporto personale con i suoi materiali”, sostiene Ek. ”Se lo si riproducesse sempre nel modo in cui si suppone che fosse all´inizio, che senso avrebbe riproporlo?”. Appassionato degli outsider e dei ”diversi”, Ek ha costruito il suo Mercante come un omaggio a Shylock, ruolo che in scena ha voluto affidare a una donna, la sua sorella gemella Malin: ”Pensare che l’interprete di Shylock debba essere un maschio ebreo è come pretendere che tutti recitino in italiano, anzi in dialetto veneziano”, dice. ”Il Mercante di Venezia non chiede alcun realismo. E una donna che recita la parte dell’ebreo può renderne efficacemente il senso di emarginazione. Non solo perché a tutt’oggi milioni di donne, nel mondo, sono uccise solo in quanto donne. Ma perché un’attrice che fa un ruolo maschile può segnalare bene l’alterità di Shylock”. [...]» (Leonetta Bentivoglio, ”la Repubblica” 30/9/2005). «[...] compie percorsi interpretativi sempre teatralmente credibili, musicalissimi, spesso pieni di humour, ”il cui motore e centro” spiega, ”è l’analisi della nostra eredità culturale, che per me è un grande contenitore, da rompere, ricomporre e riempire con i miei personali punti di vista”. [...] ”Mi affascinano gli schemi perfetti e profondi delle favole: storie secolari, eppure sempre attraenti per il pubblico. Mi piace smontarne il meccanismo e riportarle in vita attualizzandole, ma senza mai stravolgerne il senso e il nucleo simbolico. Mi ritengo fedele agli originali: tanto di più di certe versioni odierne del repertorio che manipolano musica e coreografia”» (Leonetta Bentivoglio, ”la Repubblica” 18/5/2002). «Coreografo impegnato, realizzatore di balletti ”politici” all’inizio della sua carriera, col passare degli anni si è sempre più incamminato per un sentiero che porta al cuore dell’animo umano, ai suoi rapporti interpersonali, all’incontro scontro uomo-donna. Sempre restando fedele a uno stile personalissimo scabro, anche crudo, poetico e comico, che non cerca lo scandalo ma non rinuncia a dire nulla, non si nega il nudo, ama i gesti semplici quotidiani, banali, anche volgari, primitivi. Sarebbe facile definirlo un Bergman della danza, soprattutto alla luce dei suoi ultimi balletti, un coreografo impregnato di severo spirito protestante» (Sergio Trombetta, ”La Stampa” 18/5/2002).