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 2002  giugno 04 Martedì calendario

GNUDI Piero

GNUDI Piero Bologna 17 maggio 1938. Manager. Ministro del Turismo e dello sport nel governo Monti (2011-). Ex presidente dell’Enel (2002-2011). Commercialista, è stato consigliere economico al ministero dell’Industria e annovera la partecipazione ai consigli di Stet, Eni, Enichem, Merloni, Ferrè, Beghelli, Irce, Unicredit. Entrato in Iri nel luglio ’94, sotto il governo Berlusconi, vi rimase con Prodi e D’Alema • «All’Iri gli erano rimaste due sole missioni da compiere, la vendita della Fincantieri e della Tirrenia. Per il resto, da quando aveva preso il timone del comando della holding di Via Veneto, aveva eseguito a puntino il compito che gli aveva affidato il governo: liquidare tutto quello che era rimasto. Approdato in un momento difficile, quando le dismissioni di Autostrade e degli Aeroporti di Roma erano bloccate dai problemi con l’Unione europea, riuscì a imprimere l’accelerazione decisiva. Alla fine, dei cinquantamila miliardi di incassi ottenuti con le privatizzazioni dell’Iri, ne ha portati a casa più della metà, trentamila. All’Iri era arrivato come consigliere di amministrazione nel 1994, con il governo Berlusconi, poi era stato confermato nel 1997 da Romano Prodi, nominato amministratore delegato nel 1999 da Giuliano Amato, poi subito dopo presidente. Fino a traslocare all’Enel, sempre con Berlusconi e un nuovo ministro del Tesoro, sospinto dal Ccd e anche da Alleanza Nazionale. Difficile trovare un manager, seppur stimatissimo dal punto di vista professionale, che goda di tanta fiducia “trasversale” nel mondo politico italiano. Lui ce l’ha, e la spiegazione, al di là delle sue capacità, sta in un luogo, Bologna, e in un nome, Beniamino Andreatta. Bologna è la città dove tutti gli uomini che contano, e lui è tra questi, si conoscono e si frequentano, anche al di là del colore politico. Bologna è la città di Pierferdinando Casini, che gli è grande amico, di Gianfranco Fini, che lo stima sinceramente, di Romano Prodi, con il quale ha ottimi rapporti, ma anche di Alberto Clò, che fu ministro dell’Industria con Lamberto Dini, o di Enrico Letta ricoprì lo stesso incarico nel governo D’Alema. Bologna che era anche la città di Marco Biagi e Paolo Ruffilli, entrambi suoi grandi amici, e di Beniamino Andreatta, che di tanti bolognesi che oggi contano è stato il padre spirituale. Fu forse il primo a capire che in quella città c’era molto di inespresso, a cominciare dalla ricchezza. Fu lui a sprovincializzare gli imprenditori locali, i Maramotti, i Gazzoni. Imprenditori ricchi e capaci, che avevano messo su una banca privata di tutto rispetto, il Credito Romagnolo, ma anche assai prudenti, che difficilmente usciva allo scoperto. Gnudi ce li portò, prima con la fusione tra il Credito e la Banca del Monte, da cui nacque Rolo Banca (di cui è vice presidente), poi ancora più avanti, fino alla fusione nel Credito Italiano che insieme ad altre banche dette vita all’Unicredit (di cui Gnudi è attualmente consigliere di amministrazione). L’altra sua grande intuizione è stata probabilmente quella delle consulenze. Il suo studio era già in prima linea, ma lui si inventò il network. Coinvolgendo professionisti del calibro di Victor Uckmar e Luigi Guatri, fino a mettere insieme i primi cento studi d’affari italiani, tra fiscalisti ed esperti di diritto societario, in una rete di consulenza globale. Un punto di riferimento unico per chiunque avesse a che fare con dismissioni, acquisizioni, ristrutturazioni societarie, privatizzazioni» (“La Stampa”, 14/5/2002).