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 2002  giugno 04 Martedì calendario

OREGLIO Flavio

OREGLIO Flavio Peschiera Borromeo 26 agosto 1958 • «Cantautore, entertainer, appassionato di ragtime, comico di Zelig con repertorio di micro-poesie dal verso finale traumatizzante, un volume Mondadori che figura al secondo posto della classifica dei libri più venduti in Italia. Laureato in biologia, ex professore, musicista nell’animo, umorista per costituzione, cabarettista d’istinto, vede la sua fama di poeta disincantato assurgere ai primi piani delle graduatorie editoriali (incalzato da Covatta-Catella), e alimenta un nuovo fenomeno. […] Io credo che esistano comici che utilizzano la risata per raccontare delle cose, e altri comici che raccontano delle cose per arrivare alla risata. Personalmente mi colloco nella prima categoria. Una coscienza artistica deve esserci, anche se a volte va reso un po’ appetibile il discorso, per una necessità di comunicazione. Senza però sconfinare nella satira multimediale […] In realtà il mio percorso nasce dagli studi pianistici di Conservatorio e da scritti giovanili raccolti in volumi che adesso non sono più in circolazione. Il mio ritmo più naturale è nelle canzoni che compongo, dove fondo i generi acustici anglosassoni (blues, ragtime, bleugrass, country) e la musica mediterranea, avendo inciso finora tre album. Poi ho predisposizione ai monologhi e cerco di rielaborare in modo odierno i filoni milanesi anni ‘60/70 del Derby, dei Gufi, di Fo-Rame, di Gaber. Sono arrivato alle strutture minimali di oggi su invito di quelli di Zelig, la cui efficacia e libertà d’espressione è anche legata ai tempi ridotti del linguaggio televisivo”» (Rodolfo Di Giammarco, “la Repubblica” 20/5/2002) • «Nel 2000 alle selezioni di Zelig il mio numero non entusiasmò la commissione formata dai prof. Bozzo, Gino e Michele: nicchiavano. Ma l’amico Natalino Balasso mi aiutò ad alleggerire il monologo. E io l’ho spaccato: in tanti frammenti poetici. Il monologo è un linguaggio lento, in tv ha sempre meno spazio perché può far calare l’audience. Ma io credo nella mia formula monologhi & canzoni. Tranquilli: è sempre roba da ridere. […] Professore di matematica, ex biologo, sono per natura razionale e affascinato dalle materie scientifiche. Ai “se”, ai dubbi della vita, sono approdato per altre vie: quelle dell’ecologia e del cabaret. Con un pizzico di lirismo […] Le donne sono attratte dai miei versi, volendo potrei rimorchiare alla grande. Le mie poesie piacciono alle signore perché instillano sani dubbi esistenziali sul rapporto di coppia. Il tocco greve? La caduta di gusto più è rovinosa meglio è: diciamo che è funzionale alla struttura dei miei haiku (scomodiamo pure la poesia giapponese) costruiti apposta per provocare il corto circuito nell’ultimo rigo. Parto dall’alto, prima delizio e poi uccido […] Il successo non cambia le persone, semplicemente le smaschera: se dopo un successo inaspettato uno appare stronzo vuol dire che lo era già da prima. Non fate quella faccia, non è il mio caso: io sono vaccinato da una lunga e gioiosa gavetta nel cabaret. Resto me stesso, non ho smesso di fare politica attiva, come consigliere comunale nella mia cittadina: sono stato eletto in una lista civica, a Peschiera Borromeo. Di sinistra, di sinistra…» (Leandro Palestini, “la Repubblica” 22/7/2002).