Varie, 4 giugno 2002
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Rather Dan
• Wharton (Stati Uniti) 31 ottobre 1931. Giornalista. «Uno dei miti della televisione americana [...] per oltre 40 anni ha rappresentato l’informazione all’americana, quella che separa i fatti dai commenti. Storica la sua copertura dell’assassinio di Jfk. In pieno Watergate, riuscì a intervistare Nixon. L’ultimo grande scoop nel 2003 quando, poco prima della guerra, intervistò, in esclusiva, Saddam Hussein» (“Corriere della Sera” 24/11/2004). «Il divo delle “news tv” che dagli schermi della Cbs News fece da sponda al caso Watergate[...] detto “Gunga Dan” da quando partì per una spedizione in Afghanistan travestito da esploratore Kiplinghiano [...]» (Vittorio Zucconi, “la Repubblica” 17/9/2004). «Il re degli anchorman americani. Nel 1962 venne assunto dalla Cbs come capo dell’ufficio di Dallas, e l’anno dopo fu il giornalista che annunciò l’uccisione di John Kennedy. Da li passò all’ufficio di Saigon durante il Vietnam, e alla Casa Bianca durante il Watergate. Nel 1981 Walter Cronkite, il giornalista più autorevole degli Stati Uniti (con i suoi commenti aveva convinto l’America a ritirarsi dall’Indocina), gli passò la direzione di “Evening News”, il telegiornale serale della Cbs più popolare nel Paese. Rather, che si vanta di aver intervistato tutti i presidenti americani da Eisenhower in poi, continuò la serie dei suoi scoop, finendo per essere il primo giornalista americano a parlare con Saddam Hussein. Negli ultimi tempi le cose avevano cominciato a complicarsi. Il rating del suo telegiornale era andato giù, dopo il tentativo fallito di dividere il video con la giovane collega Connie Chung, e nel 2000 era venuto il fiasco delle presidenziali, dove la Cbs aveva sbagliato gli exit poll sulla Florida come e peggio delle altre tv. Nel 2001 poi è arrivata la pugnalata di Bernard Goldberg, un veterano di “Evening News” che ha pubblicato il bestseller Bias, in cui rivelava i segreti del telegiornale dietro le quinte e accusava Rather di essere una prima donna isterica e paranoica, partigiana della sinistra libera» (Paolo Mastrolilli, “La Stampa” 18/5/2002). «[…] il prototipo del giornalista “liberal” […] Personaggio carismatico ma controverso[…] Nel 1981, quando subentrò al leggendario Walter Cronkite, il tg della Cbs era in testa negli ascolti mentre oggi è stato superato sia dalla Nbc che dalla Abc […] il confronto col suo predecessore è impietoso: […] Cronkite se ne andò in pensione con la fama di “uomo più attendibile d’America”. […] Texano, figlio di un operaio che costruiva oleodotti e di una cameriera, il conduttore della Cbs è sempre stato un personaggio sanguigno. Sulla porta dell’ufficio sulla 57esima strada […] c’era la frase lasciata scritta da un soldato spartano caduto per fermare l’esercito della Persia nella battaglia delle Termopili: “Voi che passate di qui, andate a Sparta e dite che, fedeli ai precetti del nostro popolo, abbiamo combattuto tutti fino alla morte”. Nella sua carriera alla Cbs — iniziata nel 1961 quando proprio Cronkite scoprì il giovane cronista di una tv locale texana che raccontava in diretta l’arrivo dell’uragano Carla da un molo di Galverston in mezzo al mare in tempesta — Rather ha combattuto soprattutto presidenti repubblicani. È stato una spina nel fianco di Reagan e soprattutto di Bush padre, cade […] per l’infortunio occorsogli mentre attaccava Bush figlio. I conservatori non hanno mai fatto mistero di detestarlo. Contro di lui sono stati creati addirittura siti Internet come RatherBiased. com (bias sta per pregiudizio). Una storia di dissapori lunga decenni: già nel 1985 il senatore Jesse Helms invitò i supporter repubblicani a comprare azioni della Cbs per diventare “i capi di Dan Rather”. Il primo scontro con un presidente — Richard Nixon già alle prese col Watergate — è del 1974. Rather era l’uomo della Cbs alla Casa Bianca. Chiamato a intervistare il presidente durante un evento pubblico, il giornalista fu applaudito dall’uditorio. “Pensa di candidarsi a qualcosa?”, gli chiese Nixon, ironico. “Io no, e lei?”, fu la tagliente risposta. Il diverbio che seguì spinse alcune delle televisioni associate alla Cbs a chiedere il suo licenziamento. La Cbs tenne duro, ma dopo le dimissioni di Nixon, lo ”promosse” conduttore dei documentari da New York e alla Casa Bianca venne mandato Bob Schieffer […] Altro scontro epico nel 1988: stavolta con George Bush padre ancora vice di Reagan, ma in corsa per la sua successione Iniziata con tono distaccato, un’intervista col futuro presidente divenne una corrida quando l’“anchor” accusò il suo interlocutore di aver gestito da irresponsabile l’affare Iran Contra, finendo per dare armi a gente che le avrebbe poi usate per “uccidere i nostri figli”. A disagio nei panni del “mezzobusto” che deve misurare le parole, Rather ha sempre amato soprattutto il lavoro “sul campo”. Ottenuta la poltrona di “anchor” nell’81, al ritorno da un viaggio in Afghanistan, disse subito che sarebbe stato un “reporter anchor”. E in effetti, da Sarajevo alla Berlino del muro abbattuto, da Bagdad a Cuba, per 24 anni il giornalista ha condotto i suoi telegiornali dagli angoli più caldi del Pianeta. Ha intervistato presidenti americani, capi di Stato stranieri, Martin Luther King, madre Teresa di Calcutta. Celebri (e discusse per le domande poco aggressive) le sue ”esclusive” con Saddam Hussein dopo l’invasione del Kuwait, nel 1990 e […] alla vigilia dell’attacco americano in Iraq. […] lo scivolone finale, con Rather tradito da due degli ingredienti essenziali del suo giornalismo: l’ostinazione ( ha difeso il servizio per dieci giorni anche se già 12 ore dopo la messa in onda alcuni blog avevano smascherato il “falso”) e l’amore per il lavoro di reporter. L’8 settembre 2004, infatti, dovette andare in onda senza avere il tempo di ricontrollare il lavoro predisposto dai suoi collaboratori perché aveva speso i giorni immediatamente precedenti a seguire la “convention” repubblicana di New York e a raccontare l’uragano Frances in diretta dalla Florida. Un ritorno agli amori giovanili che gli è costato caro» (Massimo Gaggi, “Corriere della Sera” 10/3/2005).