5 giugno 2002
sterreicher Josef, di anni 71. Contadino, guanciotte rosse e aria onesta, viveva in un maso pieno di immagini sacre nella Val Venosta insieme alla moglie Rosemarie, di anni 57
sterreicher Josef, di anni 71. Contadino, guanciotte rosse e aria onesta, viveva in un maso pieno di immagini sacre nella Val Venosta insieme alla moglie Rosemarie, di anni 57. Ad aiutarlo a coltivare i due ettari di meleto che gli davano da vivere, il figlio maggiore Ludwig, di anni 19. Costui, un tipo schivo, per nulla coinvolto nelle associazioni di volontariato della zona, un anno fa s’era rasata la testa, lasciando solo qualche ciuffetto a formare la scritta ”Ss”. Ultimamente, sempre più fosco, passava il suo tempo in casa, a fissare la tv o il vuoto. Sabato 25, dopo una nottata passata chissà dove, tornò a casa all’alba. Come sempre si sdraiò sul divano a guardare la televisione. Il padre si svegliò e decise di parlargli, forse per capire cosa avesse, forse per rimproverarlo. Dopo qualche urlo ci rinunciò e tornò a dormire. Ludwig, invece, andò a prendere un vecchio coltello e si diresse nella camera da letto dei genitori. A spallate sfondò la porta che il padre aveva chiuso a chiave. Infilò più volte la lama nel corpo di lui e in quello della madre, lasciandole poi il coltello tra le mani. Si precipitò fuori armato di ombrello per far secca anche la sorella Paula, di anni 17. Non vi riuscì perché lei nel frattempo aveva chiamato i carabinieri. Lo fermarono sulla strada: lui diede prima una testata a un Pasero David, maresciallo, poi tentò di rubargli la pistola. Infine s’acquetò: «Li ho appena liberati da Satana». Intorno alle 4 e 40 di sabato 25 a Parcines, paesino di 3.500 abitanti in Val Venosta poco distante da Merano.