Varie, 7 giugno 2002
BUSCAROLI
BUSCAROLI Piero Imola (Bologna) 1930. Musicologo. Dopo il Liceo studia organo con Ireneo Fuser e si laurea in storia del diritto italiano. Nel 1955, Leo Longanesi lo chiama al ”Borghese”, dove si occupa di «musica e guerre». Dopo aver lasciato il giornalismo politico, insegna nei conservatori di Torino, Venezia e Bologna. Nel 1970 accetta di occuparsi di critica musicale per il ”Giornale” di Indro Montanelli. Tra i suoi libri: La stanza della musica (Fogola, 1976), Bach (Mondadori, 1985), Paesaggio con rovine (Camunia, 1989), La morte di Mozart (Rizzoli, 1996). « un genio. I suoi molti libri procurano imparzialmente diletto e insegnamento a destra come a sinistra. Il suo comportamento (per es., la sua campagna contro le recchie, o arrusi, fece perdere molti voti al partito nel quale militava alle elezioni europee) procura oggettivo vantaggio alla sinistra. Odia gli amici» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 3/10/1998). «Si compiace di sottolineare il suo essere un ”bastian contrario”, un ”solitario”, un controcorrente. Ciò è fondamentalmente vero, anche se certe cose vanno dette una volta sola. Ma si può e si deve capirlo. Colui ch’è diventato il più venduto, essendo il meno ruffiano, tra gli scrittori italiani di cose musicali, colui ch’era vietato persino citare e adesso è titolare di pareri storici autorevoli e imprescindibili, è davvero un caso a sé. Il primo dei suoi monumentali volumi, il Bach, venne pubblicato [...] dalla Mondadori quasi controvoglia, venne ignorato dalla critica giornalistica e quella specializzata, e il successo d’un volume di 1.500 pagine esplose in mano all’editore che non sapeva come accettarlo. La formula del libro era inedita, nella mescolanza di biografia rigorosissima e critica che s’inseguivano e chiarivano reciprocamente, mentre possenti squarci si riaprivano sul passato o anticipavano il futuro della narrazione. L’Autore godeva fama di reazionario: si sarebbe dunque aspettata l’immagine di un Bach più che mai inteso alla metafisica e attratto dalla liturgia in contrasto col ”mondo”. Ne esce una personalità demonica dominata da una volontà di potenza quale pochi artisti possedettero. Buscaroli non è un ”musicologo” professionista. un vero storico, possiede quindi profondità e ampiezza di visione che all’altro manca quasi sempre; e ha una cultura generale, una conoscenza del mondo classico, una preparazione specialistica sull’arte figurativa e l’iconologia che pochi possono vantare. Eppure non lavora costruendo spregiudicatamente il ”grande affresco”, metodo che ti rende inevitabile il grande, talora il fatale, errore. Con pazienza rabbiosa rilegge le sterminate fonti [...] E allora ti accorgi che nella ricerca storica la scoperta è quasi impossibile nel senso che il lettore ingenuo crede. Essa consiste nel far parlare ciò che tutti hanno avuto per secoli sotto gli occhi, nel far parlare dicendo quel che veramente la carta vuol dire, non ciò che ”tradizione” o pregiudizio le hanno voluto sempre far dire. Può accumularsi una congerie di piccoli particolari, ciascuno dei quali era parso insignificante: mutati che siano, poi sommati o giustapposti, cambia l’intero quadro [...]» (Paolo Isotta, ”Corriere della Sera” 16/4/2004).