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 2002  giugno 07 Venerdì calendario

Suleiman Elia

• Nazareth (Israele) 28 luglio 1960. Regista • «Vive il cinema come “il più formidabile degli strumenti per conoscere e fare incontrare i popoli” [...] conosce molto bene l’esilio, ma ama definirsi “beduino” e rivendicare il diritto al nomadismo. Per 12 anni ha vissuto a New York, oggi vive a Parigi. Il dramma palestinese lo porta stampato in faccia, ma rifiuta il cliché di regista engagé e non vuole più sentire domande su cinema e pace. “Chi più di me vuole la pace? La mia terra, Gerusalemme, è sempre stata teatro di tensioni. Ma il cinema è un grande atto d’amore. Non deve essere usato come veicolo propagandistico” [...] La sua idea di cinema l’ha espressa sin dall’esordio, nel ’91, con un’opera sull’Intifada, Introduzione alla conclusione di un argomento, e poi, soprattutto, con un divertente corto che mostrava a tinte humour come la tv e il cinema hollywoodiano hanno dipinto gli arabi e in particolare i palestinesi [...] Il suo primo lungometraggio, Chronicle of a disappearance (Cronaca di una sparizione), ha ricevuto il premio De Laurentiis al Festival di Venezia ’96. [...]» (Stefania Cubello, “Sette” n. 48/2001). «[...] primo palestinese in concorso a Cannes. […] “Io vorrei andare oltre lo stato, non rivendico le radici, in America mi piace sentirmi americano o in Italia italiano, credo nell’integrazione se è rispetto e dignità per tutti. Mi basterebbe lo stato di Israele se trattasse i palestinesi come cittadini uguali agli altri. Ma c’è sempre interesse a tenere in vita i conflitti. Viviamo in un nuovo fascismo, fascismo democratico o democrazia fascista, che non ha bisogno di dittatori e colpi di stato. E non ci vergogniamo di essere dominati dai Bush, gli Sharon, i Berlusconi, i Blair. Oggi la democrazia è un’illusione. E se si tratta di lottare contro l’oppressione e la negazione della libertà, allora mi sento palestinese”» (Maria Pia Fusco, “la Repubblica” 21/5/2002).