Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  giugno 07 Venerdì calendario

Da tre anni l’archeologo peruviano Guillermo Cook e la sua équipe stanno lavorando a Puruchuco, periferia di Lima, il secondo sito archeologico più grande di tutto il Perù, dove si trova un cimitero incaico databile tra il 1480 e il 1535, con individui sepolti che risalgono al periodo Tardo Horizon, 1435-1530

Da tre anni l’archeologo peruviano Guillermo Cook e la sua équipe stanno lavorando a Puruchuco, periferia di Lima, il secondo sito archeologico più grande di tutto il Perù, dove si trova un cimitero incaico databile tra il 1480 e il 1535, con individui sepolti che risalgono al periodo Tardo Horizon, 1435-1530. «Finora sono stati recuperati i resti di 2.200 individui» dice Cook «ma ritengo di non aver scoperto più del 40 per cento di quanto è nascosto sotto terra». Proprio in questo sito, in passato, un gruppo di indigeni aveva creato una baraccopoli. Le oltre 1.200 famiglie abusive si erano stabilite sopra l’antico cimitero, mettendolo a rischio: non avendo una rete fognaria, i residenti scaricavano ogni giorno migliaia di litri d’acqua nell’area archeologica. Le mummie, che si erano conservate per cinque secoli grazie all’aridità del suolo, cominciarono a decomporsi. Nel ’98, la situazione si aggravò ulteriormente per l’intervento dei bulldozer. Posti di fronte a una scelta (abbandonare le proprie case o assecondare il progetto di ricerca), gli abitanti della baraccopoli decisero di racimolare il denaro necessario a garantirsi legalmente il diritto di rimanere nella zona: gli archeologi trasformarono l’abitato in un sito protetto, e sulle strette viuzze furono costruiti ponticelli, in modo che la gente potesse spostarsi senza far danni. Molti degli abitanti furono ingaggiati come operai. «Nelle tre campagne di scavo che finora abbiamo condotto, nel 1999, nel 2000 e nel 2001» spiega Cook «abbiamo recuperato resti umani, mummie e ”fardos”, gruppi di cadaveri (fino a sette) avvolti tutti insieme in metri e metri di tela. Su alcuni fardos erano applicate le ”falsas cabezas”, teste posticce in cotone con maschere e parrucche, che servivano a renderli più simili a un essere umano». Past news, p. 47