11 giugno 2002
Tags : Franco Arquati
Arquati Franco
• . Nato a Parma il 7 marzo 1938, morto a Parma il 25 maggio 2002. Imprenditore. «Originario del capoluogo emiliano aveva cominciato con un piccolo laboratorio di falegnameria, per raggiungere con la sua azienda, oggi quotata in Borsa, la leadership europea nel campo delle cornici e delle tende da sole. Il gruppo Arquati conta 23 filiali all’estero e nel 2001 ha fatturato 169 milioni di euro. La famiglia ne controlla oltre il 62% attraverso un patto di sindacato composto da Franco (ora dai suoi eredi) e dai due fratelli minori Elio e Ettore. L’università di Parma gli aveva attribuito la laurea honoris causa in Economia. Nel 1998 era stato nominato imprenditore dell’anno e l’anno successivo aveva avuto l’onorificenza di Cavaliere di gran croce. Ha ricoperto anche numerosi incarichi associativi. stato a lungo fra i componenti della giunta della Confindustria prima di essere nominato, nel 1996, presidente della Federlegno (l’associazione confindustriale di categoria). Due anni prima aveva ottenuto la presidenza del Comitato fiere industria e nel 1997 era quindi entrato a far parte del consiglio di amministrazione dell’Ice. Era anche presidente di Confimprese, l’associazione che riunisce le maggiori imprese leader nel franchising e nella ”distribuzione moderna” (fra cui Coin, Natuzzi, Blockbuster, Enel, Maggiore, Galbani, Mondadori, Sector, Italgas, Lavazza, Benetton, Autogrilli) che lui stesso aveva fondato. ricordato come uomo di grande umanità e generosità, con il tratto tipico degli emiliani. Fece rumore l’acquisto, avvenuto negli anni scorsi, di una foresta brasiliana per l’approvvigionamento di materie prime, soprattutto perché decise di preservare uno spazio adeguato alla cura del bosco dichiarando inoltre: ”per ogni albero tagliato ne piantiamo sei. Vogliamo evitare saccheggi”. Ma fece ancora più rumore una polemica, sollevata sulle colonne del ”Corriere” dallo stesso Arquati nei confronti del governo di centrosinistra, allora presieduto da Massimo D’Alema. Lamentò di aver chiesto i contributi previsti per chi vuole investire al Sud senza poi averli avuti. Tanto da aver poi deciso di andare a investire non più a Melfi, in Basilicata, ma a Touring, in Germania, nei pressi di Francoforte» (R.R., ”Corriere della Sera” 26/5/2002).