Varie, 11 giugno 2002
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Chevalier Tracy
• Washington (Stati Uniti) 19 ottobre 1962. Scrittrice • «Capita che i lettori che hanno molto amato la sua Ragazza con l’orecchino di perla, incontrandola, le suggeriscano di scrivere un’altra storia simile, magari questa volta con protagonista Picasso, Rodin o un altro artista e il suo rapporto con una misteriosa musa ispiratrice. Ma lei, scrittrice ormai di culto dopo il successo folgorante del romanzo dedicato a uno dei dipinti più celebri ed enigmatici di Vermeer, ha deciso di fare una scommessa con se stessa e di sfruttare il credito che le migliaia di copie vendute in tutto il mondo (120 mila solo in Italia e il premio che le ha attribuito l’associazione Librai veri) le hanno procurato. E di cambiare tutto. Per scrivere il suo nuovo romanzo, Quando cadono gli angeli, ha fatto come certi attori che si calano talmente nel personaggio che interpretano da cambiare anche fisicamente. Lei, fisicamente è rimasta la stessa, occhi chiari e capelli biondo cenere tagliati a caschetto, ma per sei mesi si è fatta assumere come addetta alla manutenzione nel cimitero londinese di Highgate, quello, per intenderci, che ospita la tomba di Karl Marx. ”Ho fatto da guida, ho sistemato le piante, ho lucidato le tombe - racconta -. Il cimitero non è molto lontano da casa mia, l’idea di ambientare lì il romanzo mi è venuta proprio facendo una passeggiata per quei viali. Mi sono completamente tuffata nella storia di questo luogo e mi sono resa conto di come, nei primi anni del Novecento, sia avvenuto un grosso cambiamento nelle celebrazioni funebri, nel modo di vivere il lutto […] Mi piace raccontare il passato, mi sento più tranquilla, più sicura. Il presente mi fa più paura, è troppo soggettivo, chiunque ti può dire: ”Non è così, le cose stanno diversamente”» (Cristina Taglietti, ”Corrierre della Sera” 24/5/2002) • «’Adoro fantasticare su come sono nate le opere d’arte”. C’era una volta un pittore che si chiamava Nicolas des Innocents, e tutto era fuorché innocente. Desiderava ogni donna che attraversasse il suo cammino, e non c’era dama o servetta capace di sfuggire alle sue mani leste. Questo accadeva nella lontana Parigi del 1400, quando Saint- Germain- des- Près era una campagna acquitrinosa e un uomo potente che non aveva avuto eredi maschi si tormentava per lasciare un ricordo del proprio casato ai posteri. Da parvenu quale era, desiderava che Nicolas realizzasse per lui sei grandiosi arazzi raffiguranti una battaglia che non aveva combattuto. Ma il pittore riuscì a fargli cambiare idea e disegnò al posto della battaglia di Nancy un’opera sontuosa e sensuale, in cui in cui una vergine dai capelli biondi e lo sguardo puro seduce un animale fantastico e lo addomestica con l’aiuto dei cinque sensi e della sua bellezza. Nicolas des Innocents non è mai esistito, i figli prodotti dalla sua lussuria tanto meno, ma gli arazzi della Dama e l’Unicorno invece sono lì, al Musée National du Moyen Age di Parigi, a sfidare gli storici con il loro splendore. ”Si sa davvero poco delle loro origini – dice Tracy Chevalier, che intorno a quel mistero ha costruito la favola di Nicolas des Innocents ”. Le insegne indicano che potrebbero essere stati commissionati da un uomo molto vicino al Re che si chiamava Jean Le Viste e aveva sposato Geneviève de Nanterre, da cui aveva avuto tre figlie femmine. La manifattura è delle Fiandre e i motivi floreali dello sfondo fanno pensare al tardo XV secolo. Ma qui si fermano le notizie. Ed è proprio questo ad avermi affascinato. Adoro fantasticare storie intorno alle circostanze in cui potrebbero essere nate delle opere d’arte”. Tracy Chevalier lo aveva già fatto con il più grande successo di passaparola degli ultimi anni, La ragazza con l’orecchino di perla. [...] E si era rivelata l’incarnazione del sogno di ogni editore: una scrittrice da bestseller, a metà strada tra la narrativa di qualità e quella commerciale, con un metodo e una formula ripetibili all’infinito. [...] ”Mi piace la sensazione di immaginare il nucleo di una storia, e poi leggere e leggere, lasciando che lentamente prendano forma un quadro storico più preciso e una trama più dettagliata”. Il suo metodo è collaudato: ”Metto a fuoco un oggetto che mi ispira – un dipinto, un cimitero, una serie di arazzi – li studio, mi documento sugli artisti che li hanno creati, e poi allargo il campo della ricerca a includere la società e la storia del tempo”. Americana di Washington ma londinese d’adozione, laureata al celebre corso di scrittura della East Anglia University che ha formato scrittori come McEwan e Ishiguro e ospitato docenti di rango come Sebald, Tracy Chevalier è una delle poche celebrità del mondo editoriale anglo-americano che non deve la sua fama a imponenti campagne promozionali. ”Ci sono molte interpretazioni della leggenda dell’unicorno. – spiega – C’è quella di natura sessuale, su cui Freud avrebbe avuto molto da dire. Ma ce n’è anche una religiosa, in cui la dama incarna la Vergine Maria e l’unicorno è Cristo che riposa il capo nel suo grembo. Per me invece l’unicorno rappresenta quel lato misterioso e folle di noi stessi che cerchiamo di nascondere”. Ci è riuscita da adulta, a modo suo, costruendo intorno a quell’animale fantastico un romanzo a più voci, in cui quella un po’ rozza del pittore si alterna alle parole passionali della figlia di Le Viste, la quattordicenne Claude, e della giovane Aliénor de la Chapelle, a cui la cecità non impedisce di ricamare le parti più delicate degli arazzi nella bottega del padre a Bruxelles. Cartonisti, tessitori, finanzieri e tintori aggiungono ognuno una sfumatura dei propri desideri al disegno di questa grande opera. E se il risultato non sarà un capolavoro come gli arazzi veri, sarà comunque un romanzo di grande leggibilità, capace di intrattenere con la scusa di istruire» (Livia Manera, ”Corriere della Sera” 25/11/2003).