Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  giugno 11 Martedì calendario

Djukanovic Milo

• Niksic (Montenegro) 15 febbraio 1962. Politico. Presidente della Repubblica del Montenegro • «Indagare sugli affari privati di ”Rasoio”, il nomignolo del presidente montenegrino, non è stato facile. Controlla quasi tutto e quello che non riesce a controllare è affidato a persone che gli devono quantomeno un favore. E così dimostrare ciò che qui anche i bambini sanno, diventa oltremodo complicato. Politici, magistratura, polizia, servizi segreti, ti trovi improvvisamente tutti contro. [...] Una brutta storia che ha dato al Montenegro la patente di Stato canaglia e che ha fruttato a lui e soci centinaia e centinaia di milioni di dollari. Una cifra due, tre volte superiore al budget complessivo (che ammonta a 270,8 milioni di dollari) degli ultimi dieci anni. E non un solo dollaro è stato speso a beneficio della collettività. Sono tutti finiti nelle tasche di Milo e della sua cricca. ”Quel cinque per cento di persone che in Montenegro può tutto, mentre il rimanente 95 per cento se non è proprio alla fame poco ci manca”. [...] Tutto inizia nell’aprile 2001 quando il settimanale croato ”Nacional” denuncia con una dettagliatissima inchiesta a puntate i legami di ”Rasoio” con il re del contrabbando balcanico, Stanko Subotic [...] La leggenda narra che Subotic, con l’ausilio dei servizi segreti serbi abbia costretto Djukanovic a diventare suo socio con il ricatto. Donne, un altro dei punti deboli del presidente montenegrino. Sia come sia, abbocca. E il suo Montenegro diventa il paese dove transita la maggior parte delle sigarette da contrabbandare in Europa. [...] Lui continua a gridare al complotto di chi non vuole l’indipendenza del suo Montenegro, ma ormai sono davvero pochi quelli che credono alla sua innocenza» (Renato Caprile, ”la Repubblica” 2/6/2002).