11 giugno 2002
Tags : Patrice Quereel
Quereel Patrice
• . Artista. «’Il mio sogno è di seppellire il Louvre. E prima, fra tutte le sue opere, la Gioconda. Allora sì che il sorriso di Monna Lisa sa rebbe veramente eterno”. Nel pronunciare queste parole si illumina di una strana luce e abbraccia con lo sguardo un gruppo di artisti che condividono il suo proposito e applaudono. Poi, senza esitare, dicendo di sentire lungo la schiena i brividi di una nuova rivoluzione surrealista, afferra una pala e comincia a scavare in un prato di Nolléval, piccolo paese della Normandia a due passi da Rouen. Qui, dopo poco il suo inestimabile Nicolas Poussin, con Afrodite, Era ed Atena, sparisce sotto terra. E lì resterà, ben protetto in un involucro e sorvegliato giorno e notte, come primo dipinto del ”Cimitière Mondial de l’Art”, il cimitero mondiale dell’arte. ”Un Poussin autentico?”, domandiamo. ”Ma vuole scherzare! Autentico, certo”, reagisce, indignato. Poi è la volta di Expansion Rouge n.7 dello scultore francese César, di un disegno di Marcel Duchamp intitolato Tiré à quatre épingles e di altre opere. [...] Patrice Quéréel è il presidente della Fondazione Duchamp, che era uno dei maggiori esponenti del movimento Dada, e schierati vicino a Quéréel ci sono artisti come Alain Bourdie, Guiôme David, Dominique Vervish, Pierre Olingue, Igrenne Ducasse, Micheline Marquis, Catherine Sibille e Pierre Pinoncelli. [...] Perché seppellire l’arte e il suo élan vital ? I musei, secondo Quéréel, mummificano il momento creativo dell’artista. Con l’andare del tempo lo sguardo di chi possiede un’opera d’arte o di chi l’osserva in un museo si sovrappone, idealmente, all’occhio dell’artista, la soffoca, la ricopre di sentimenti di banale ammirazione umana. ”L’arte esposta è peritura, l’arte sotterrata è perpetua e infinita”, s’infiamma Quéréel. Aggiunge: ”E’ importante ’pensare’ un’opera e non guardarla. Non si fanno vivere le persone care ricordandole? Il valore finanziario delle opere inumate non c’’nteressa, rifiutiamo la società dei Picasso e degli impressionisti ’miliardari’. Quando si dice: questo dipinto fa parte della storia dell’arte, significa che il dipinto si è spento, non trasmette più un vero messaggio”. [...] ”Lei pensa veramente che la Cappella Sistina sia un tempio dell’arte? E che la Monna Lisa restaurata mille volte rappresenti la vera Monna Lisa? Dov’è finita la magica pennellata di Leonardo? Seppellendo Monna Lisa le daremmo una dimensione universale nell’immaginario degli uomini, la proteggeremmo dal mercantilismo dei biglietti venduti al Louvre, dalla dissacrazione quotidiana degli occhi a mandorla giapponesi e dalle barbare iniziative della pubblicità. Il cimitero è aperto a chiunque voglia salvare l’arte. Una vanga e poi una sacralità indistruttibile nel tempo”» (Ulderico Munzi, ”Corriere della Sera” 26/5/2002).