varie, 11 giugno 2002
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Schifani Renato
• Giuseppe Palermo 11 maggio 1950. Avvocato. Politico. Eletto al Senato nel 1996, 2001, 2006, 2008 (Forza Italia poi Pdl), il 29 aprile 2008 ne fu eletto presidente. Laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti. La svolta nel 1979 quando da praticante legale entra nello studio di Giuseppe La Loggia, già deputato alla Camera dal 1969 al 1983, presidente della Commissione bilancio e padre della prima legge finanziaria dello Stato. Schifani viene inserito da quest’ultimo nella società di brokeraggio assicurativo Sicula Brokers. Schifani lascia la società nel 1980. Nel 1992 fonda, assieme a due soci, Antonio Mengano e Antonino Garofalo la società di recupero crediti GSM. Già iscritto alla Democrazia cristiana, aderisce a Forza Italia nel febbraio 1995 e, dopo un incarico da consigliere comunale a Palermo, viene eletto al Senato della Repubblica alle elezioni politiche 1996 nel collegio palermitano di Altofonte-Corleone, in rappresentanza della coalizione di centrodestra. Nella sua prima legislatura è stato capogruppo di Forza Italia nella commissione Affari costituzionali e ha fatto parte della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali, la cosiddetta ”Bicamerale”. Rieletto nel 2001, propone una legge per sospendere i processi in corso contro le ”cinque più alte cariche dello Stato” (poi bocciata). Ennesima rielezione nel 2006 • «’Sono nato a Palermo [...] figlio di una coppia di impiegati, una famiglia normalissima [...]” [...]. era un avvocato siciliano, poco conosciuto nel resto d’Italia, tanto che Filippo Mancuso, la scheggia impazzita del mondo berlusconiano, lo definì ”il principe del recupero crediti”. Continua il curriculum: ”Andavo discretamente bene a scuola, maturità scientifica con la pagella d’oro nel ”68 [...] Anch’io ero un sessantottino. Partecipai all’occupazione del mio liceo, lo scientifico Cannizzaro. Non sono mai sceso in piazza, stavo un passo indietro, guardavo, non condividevo quei toni accesi. Ma ritenevo giuste le rivendicazioni [...] C’era stato il terremoto. Chiedevamo che gli esami di maturità fossero più facili [...] Massimo Ganci, il mio professore di filosofia, ci entusiasmava con le sue lezioni su Marx. Il marxismo, visto in maniera asettica e teorica, mi affascinò e mi coinvolse. Sembrava una teoria perfetta” [...] il sogno della sua vita? ”Fare il medico. Ma in un momento di tensioni interne alla famiglia, mi sentii in imbarazzo nell’affrontare studi così lunghi. Così, dopo pochi mesi, mi iscrissi a Giurisprudenza [...] Quando ero all’università davo lezioni private di matematica. E mi consentii il lusso di una 500 L, a rate, senza acconto, 25 mila lire al mese [...] Mi laureai con 110 e lode. Vinsi un concorso al Banco di Sicilia. Quando entrai in banca dissi a me stesso: ”Da qui devo andare via’. Cominciai a fare pratica legale il pomeriggio e a studiare la notte. Dopo due anni ero avvocato”. Ed è diventato il principe del recupero crediti. ”Non mi sono mai occupato di recupero crediti, se non di quelli miei. Mi amareggia l’atteggiamento di Filippo Mancuso. L’ho sempre stimato, l’ho sempre sostenuto nella sua giusta aspirazione alla Corte Costituzionale. Spero che prima o poi comprenda di avere usato nei miei confronti delle espressioni ingenerose [...] Dc, sempre. Era un voto familiare [...] Gioia. Lima mi pareva troppo chiacchierato. Ma alla politica continuavo a guardare con distacco anche quando entrai nello studio di Giuseppe La Loggia, democristiano, uomo di grandissimo carisma, che sprizzava felicità quando prendeva la penna per scrivere un parere. L’ermeneutica ce l’aveva nel sangue. stato il mio padre putativo professionale”. La politica quando arriva? ”Con il referendum che abolisce il voto proporzionale. Capii che qualcosa stava per cambiare. Nel ”94 nacquero i club di Forza Italia, conobbi Gianfranco Miccichè che mi propose di occuparmi dei dipartimenti, del reclutamento delle intellighenzie. Cominciai a girare tutta la Sicilia. Nel 1996 venni eletto in Parlamento [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 41/2002). «Ogni volta che lo vedo in tv penso: non può essere davvero così. Nessuno può essere davvero così... Avrà dei pregi sconosciuti, dei talenti privati, dei lati nobili che solo i suoi intimi conoscono. Magari sa cucinare una pasta al forno sublime, forse scrive delicate poesie che solo la modestia gli impedisce di pubblicare, oppure guida il gommone con una destrezza mai vista. Coltiva le piante grasse come nessuno al mondo. Oppure eccelle nella conoscenza e nella miscelazione dei tabacchi da pipa. Solutore più che abile di cruciverba, sciarade e rebus? Grande esperto, spesso consultato dagli amici, di cravatte e fermacravatte? Accorto eppure vigoroso massaggiatore, formidabile nel curare le storte e gli indurimenti muscolari? Riparatore dilettante di orologi a molla? Latinista? Traduttore da lingue impervie? Ottimo pilota di go-kart rapito dalla passione politica proprio mentre stava per laurearsi campione regionale? Di certo il senatore Schifani ha scelto di mortificare se stesso per spirito di servizio. Ma esiste, noi lo intuiamo, anzi lo sappiamo, uno Schifani segreto, tutt´altro uomo. Un giorno ci si rivelerà per quello che è, e ci consolerà dallo spavento di vederlo così» (Michele Serra, ”la Repubblica” 1/8/2003). «I commenti post-elettorali sono per loro natura piuttosto penosi, con tutti che gongolano perché hanno perso New York ma conquistato Frosinone. Ma il ”Porta a porta” del 27 maggio 2002 poteva giovarsi di un asso nella manica come il forzista Schifani, che ha introdotto nel traccheggio sulle cifre una variante inedita: rideva. Rideva moltissimo, rideva a prescindere, indipendentemente dagli eventi, dai numeri e dalle opinioni. Gli dicevano: 43,6 per cento, e lui rideva. Gli dicevano: ballottaggio, e lui rideva. Gli dicevano: provincia di Verona, e lui rideva. Dovendosi escludere che si fosse fatto una canna, forse si è trattato di una strategia politica suggerita dai vertici del Polo, dei quali fa parte senza saperlo. Qualcuno deve avergli detto che la destra piace perché è ottimista e frizzante, e lui, che è un uomo ligio, ha messo in pratica questo assunto cominciando a ridere già nel camerino del trucco. Solo qualche inquadratura furtiva è riuscito a coglierlo mentre riprendeva fiato e cercava di respirare, con l´espressione prostrata dell´atleta in debito d´ossigeno. La moglie, a casa, si sarà preoccupata, e noi con lei» (Michele Serra, ”la Repubblica” 29/5/2002).