Varie, 11 giugno 2002
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Uribe Alvaro
• Medellin (Colombia) 4 luglio 1952. Politico. Ex presidente della Colombia (2002-2010) • «Se dietro lo sguardo da prete, la sessione quotidiana di meditazione yoga e gli occhi buoni che fissano la telecamera accompagnando la logica matematica dei suoi argomenti c’è davvero l’uomo che scatenerà una guerra violenta nel continente americano, solo i prossimi mesi potranno dirlo. […] I colombiani lo immaginano mentre cavalca uno dei suoi purosangue nella sua tenuta vicino a Medellín, o curvo sui libri di una carriera scolastica da primo della classe, e allo stesso tempo, seduto alla futura scrivania di presidente, mentre scatena finalmente i generali, stufi di aver passato anni a combattere una guerra con il freno a mano, a subire le imboscate dei guerriglieri della Farc mentre a Bogotà la politica delle chiacchiere cercava inutilmente la pace. […] Ha studiato alle migliori università del suo Paese, poi ad Harvard, prima di affrontare il classico tragitto del manager politico locale. Ecco i tagli della burocrazia, i posti di lavoro creati, i sussidi ai poveri, quando era governatore di Antioquia, poi i chilometri di strade asfaltate da sindaco di Medellín, i ponti inaugurati, eccetera. Famiglia perfetta, sempre la stessa moglie, due figli, sport, niente alcolici. […] Il passato di suo padre, vicino al cartello di Medellín, i legami del futuro presidente con i capi dei paramilitari, le relazioni pericolose di alcuni suoi collaboratori, il fatto che alcune delle sue milizie popolari, già sperimentate quando era governatore, si siano macchiate di massacri. Il secchione di Harvard che ordina di costruire piste per il decollo degli aerei carichi di coca verso l’America è una immagine un po’ difficile da visualizzare. Ma i colombiani che sono venuti a conoscenza di queste accuse non sembrano preoccuparsene molto. In un Paese dove è difficile pensare che possa succedere di peggio, la “mano ferma” di Uribe può anche leggersi “mano libera”. Come un prezzo da pagare alla speranza» (Rocco Cotroneo, “Corriere della Sera” 26/5/2002).