Varie, 11 giugno 2002
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Zauli Lamberto
• Roma 19 luglio 1971. Ex calciatore. Ha giocato in serie A con Vicenza, Palermo, Sampdoria, Bologna • «Fantasista/seconda punta del Palermo. Detto il principe (è nato a Roma). ”Chiedete a Lamberto se si ricorda di quando girava per Ravenna con una Golf scassata”, disse una volta Guidolin, l’allenatore che prima o dopo ha sempre voluto con sé Zauli nelle sue squadre riservandogli la parte del suggeritore-fantasista, a sinistra della linea a 4 di centrocampo o subito dietro la prima punta secondo le mode tattiche del momento. Guidolin e Zauli insieme fanno la mente e la mente: a Fano, poi a Ravenna in serie B (dove Zauli a un certo punto ebbe come compagno Bobo Vieri), quindi a Vicenza, a Bologna e infine a Palermo. Quel Vicenza, con Zauli, Otero, Luiso (’il toro di Sora”!) in avanti, era controllato da una finanziaria inglese con un nome da film (Stellikan) e vinse la Coppa Italia nel ”96-’97. L’anno successivo scalò d’un fiato le eliminatorie di Coppa delle Coppe. Arrivò a battere il Chelsea di Vialli nella prima partita di semifinale. Perse 3-1 il ritorno, ma son sempre bei ricordi. [...] Storie di eroi minori. Unsung heroes, eroi mai cantati, secondo la bella espressione dello storico rock e scrittore Nick Tosches. Solo il presidente Zamparini, fin qui, si era spinto a dire che Zauli è il piccolo Zidane del Palermo (nel segno di una zeta...). E c’è anche una barzelletta notissima, scovata in rete. Zauli decide di affrontare il Catania da solo. I suoi compagni, al bar, seguono la partita su Televideo. Finisce il primo tempo: Palermo 1 Catania 0, gol di Zauli. ”Wow!”, dicono tutti, e tornano a bere. Dopo un po’ arriva il risultato finale: Palermo 1-Catania 1. Telefonano a Zauli: ”Beh, mica male, un pareggio da solo”. E lui: ”Per forza! L’arbitro mi ha espulso al 60’...”» (Alberto Piccinini, ”il manifesto” 22/9/2004). «Quando il Vicenza era il Chievo di oggi, stessa allegria, stessa sostanza, stessa voglia di divertirsi giocando a calcio, mi accostarono a Zidane. Divenni Zaulì, alla francese. Chiaramente i gradini tra me e lui erano e sono infiniti, stile piramide maya, però sì, ci accostarono […] Ho vissuto sempre a Grosseto. Ricordo superficialmente che, probabilmente dopo un torneo, a quattrodici anni mi proposero un’esperienza nelle giovanili del Modena. Mi sembrava di dover varcare l’oceano, ma ci provai» (Matteo Dalla Vite, ”Guerin Sportivo” n. 40/2001).