Varie, 11 giugno 2002
Z MARIA
(José Marcelo Ferreira) Oeiras (Brasile) 25 luglio 1973. Calciatore. Ha giocato in Italia con Inter (scudetto a tavolino del 2006), Parma, Perugia •«[…] Terzino destro […] Detto Zè Maria, appunto, come un mitico terzino destro del Corinthians e del Brasile ”74. Specialista in discese sulla fascia e cross (oltreche in punizioni velenose) secondo la tradizione di chi indossa la maglia numero 2, sembra aver ottenuto il suo più grande successo da quando è arrivato all’Inter aiutando il giovane Adriano a portare la sua croce. Si perdonerà il gioco di parole, ma cross vuol dire anche croce in inglese. […] l’incontro tra Zè Maria e Gesù Cristo avviene nel periodo più buio della sua carriera: ”Avevo 24 anni - racconta il difensore - Ero un giocatore e un uomo finito. Dio mi ha cambiato”. Per dirla meglio, tra il ”96 e il ”97, quando in Italia giocava con la maglia del Parma, Zè Maria era uno dei pupilli di Mario Zagallo e della sua selecao olimpica. Nel 1998 compare in uno spot Nike - quello girato all’aereoporto - con Ronaldo e Leonardo. Subito dopo, il mondo gli crolla addosso: mentre una pubalgia lo fa giocare a singhiozzo, i grandi terzini brasiliani (Djalma Santos, Carlos Alberto) lo bocciano senza appello: ”Ormai i terzini destri si sentono delle ali, dribblano dribblano e si dimenticano di difendere - questo fu l’anatema scagliato da Djalma Santos - Mi ha fatto tristezza vedere certe giocate di Zè Maria”. Morale, alla spedizione mondiale di Francia ”98, il posto di terzino destro passa stabilmente a Cafù (e a posteriori non si può certo dire che Zagallo abbia avuto torto). Tra il `98 e il 2000, di Zè Maria quasi si perdono le tracce: prima è al Perugia di Luciano Gaucci, poi al Vasco de Gama, quindi in presitito al Palmeiras e da qui girato al San Paolo. La stampa brasiliana non lo risparmia: dopo tre anni di Italia, dicono, ha disimparato a parlare il brasiliano. I tifosi del Palmeiras lo denunciano più volte come irresponsabile nottambulo. Infine, è sua suocera, pare, che lo convince a frequentare delle riunioni di Evangelici. ”Ascoltando la parola di Dio in una comunità di Belo Horizonte fui colpito da un brano che si trova in Matteo 11:28: venite a me, voi tutti che siete stanchi e e travagliati e io darò riposo alle anime vostre”. Così, nel 2001, il rinato (e ribattezzato) Ze Maria è a Perugia. Non passa inosservato il raduno di preghiera da lui organizzato in una albergo di Bastia Umbra, dove arrivano tra gli altri Chamot e Vidigal, già Atleti di Cristo. ”Gli umili saranno esaltati”, dice al suo allenatore Serse Cosmi, commentando la strepitosa stagione di quel Perugia. E poi: ”Non c’è da preoccuparsi, la mia rabbia agonistica non verrà meno”. In effetti, e curiosamente, cinque giorni dopo quell’incontro Zè Maria, durante una partita di allenamento si azzuffa in campo con il suo compagno di squadra Saudati per via di un cross sbagliato. Il resto sono altre mille discese sulla fascia e cross (un centinaio buoni a stagione, si calcola) […]» (Alberto Piccinini, ”il manifesto” 23/3/2005). «In ritiro con la Portoguesa percorsi 81 chilometri in sei giorni. Terra battuta, collina, salite. Per noi non esisteva la palestra. Ho conosciuto la fatica, ma anche le prime soddisfazioni […] Giocavo nei posti più impensabili. Nella piazza del metrò, per esempio. In mezzo al traffico di San Paolo. Ero il più piccolo, ma già mi facevo rispettare […] Insieme a Marco Aurelio organizzo incontri per atleti credenti […] Dio non puoi sceglierlo. Io lo vivo sempre. Anche quando parto palla al piede. E’ sempre il mio primo pensiero […] Se potessi porterei in Brasile il senso di pace e sicurezza che ho trovato qui. I miei bambini possono uscire, giocare, andare in motorino. Da noi non è così […] Due allenatori non potrò mai dimenticare: Tata alla Portoguesa e Zagallo in nazionale […] Il mio maestro in campo? Cristovao, il mio padre putativo nella Portoguesa. Lui aveva 30 anni, io 18. Mi diceva: vai comodo, gioca come sai fare, se sbagli ci sono io» (Adalberto Scemma, ”Guerin Sportivo” n.15/2002).