Varie, 11 giugno 2002
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Zylberstein Elsa
• Parigi (Francia) 16 ottobre 1969. Attrice • «Ha dodici anni quando comincia a danzare sulle punte. Ne ha venti quando scopre il teatro. Ma alla fine sceglie la celluloide. O forse sono i registi a scoprire lei, una piccola enfant prodige del cinema d’Oltralpe. Una stakanovista dello schermo, ancora poco conosciuta dal grande pubblico internazionale, ma già una piccola star. Un’attrice di cui si dice “farà strada”, che ha collezionato fino al 1998 tre nomination ai Césars, nel 1992 per Van Gogh di Maurice Pialat, nel 1993 per Beau fixe di Christian Vincent e di nuovo nel 1994 per Mina Tannenbaum, di Martine Dugowson. “Ogni film segna una tappa della mia vita di attrice e di donna. Riesco sempre a stabilire un legame unico con ogni regista”. Non bellissima, ma affascinante, non una bomba sexy da copertina, ma una femmina sensuale. Due grandi occhi verdi a mandorla, un viso pallido e tondo, i capelli mossi raccolti, a volte, in uno chignon appena accennato […] “Dopo le prime esperienze in teatro mi arrivarono subito alcune proposte, ma all’inizio ho preferito accettare piccoli ruoli, in film un po’ intellettuali, di registi alla prima prova”» (Barbara Ardù, “Il Venerdì” 20/11/1998) • «La consapevolezza delle donne di oggi partorisce maschere che attingono la loro modernità dal passato antico: una miscellanea fatale che, non di rado, spiazza gli uomini, rimasti al palo per (inutile) orgoglio. Il suo viso e i suoi capelli sono, in questo senso, paradigmatici: nel film che l’ha resa celebre in Francia (titolo “significativo”: L’homme est une femme comme les autres, del 1997), impersonava la soprano Rosalie, candida e pudica solo in apparenza, come il manifesto faceva ben intendere: lei, in vestito ottocentesco, che cala i pantaloni al macho… trasformata in micio di fine secolo. E’ una di quelle attrici moderne (appunto) che riescono ad essere credibili in pellicole come Il tempo ritrovato, Van Gogh, Farinelli, Toulouse-Lautrec. Ma è anche plausibile come perfetto emblema della femmina del nuovo millennio, sommersa (per scelta) dal lavoro e da altre mille voglie» (Aldo Fittante, “Max” n. 4/2000).