isabella lattes Coifmann, "La Stampa" 12/6/2002, 12 giugno 2002
Per trovare un po’ di refrigerio al caldo della savana, l’elefante africano agita le orecchie a mo’ di ventaglio
Per trovare un po’ di refrigerio al caldo della savana, l’elefante africano agita le orecchie a mo’ di ventaglio. Gli scoiattoli di terra del Kalahari sollevano la coda, molto folta, sulla testa perché gli faccia da ombrello, i canguri australiani si leccano la pelliccia, le capre si fanno la pipì sulle zampe: quando evaporano, saliva e pipì creano attorno a loro una nube di vapore refrigerante. Un coleottero nero che vive nel deserto trasuda una cera bianca che lo ricopre tutto, proteggendolo dai raggi solari (che altrimenti sarebbero attratti dal colore scuro della corazza) e consentendogli di trattenere l’acqua all’interno. Le api, quando la temperatura all’interno dell’alveare supera i 35 gradi, si mettono ad agitare le ali a mo’ di ventilatore. Se non basta, le più anziane, che conoscono meglio il territorio, escono a raccogliere acqua dove sanno di poterla trovare, la trasportano al nido e qui le più giovani provvedono a spruzzarla all’interno per abbassare la temperatura. Tra gli pteroclidi, uccelli simili ai colombi che vivono nelle regioni africane, i padri organizzano spedizioni collettive (mentre le madri rimangono a guardia dei piccoli), spingendosi anche a trenta o quaranta chilometri dal nido. Trovata l’acqua, vi s’immergono e rimangono a mollo per parecchi minuti: intanto, le speciali penne che hanno sul ventre assorbono l’acqua come una spugna e la trattengono anche quando si alzano in volo per tornare al nido. Qui, i piccoli assetati potranno "mungerli", dissetandosi alle penne zuppe d’acqua dei genitori.