Marxiano Melotti, "La macchina del tempo" 7/2002, 15 giugno 2002
Nell’antica Roma la calvizie era sinonimo di bruttezza: secondo Ovidio «un capo senza crine è turpe come un caprone senza corna e un albero senza frutti»
Nell’antica Roma la calvizie era sinonimo di bruttezza: secondo Ovidio «un capo senza crine è turpe come un caprone senza corna e un albero senza frutti». Di calvizie soffrivano Giulio Cesare (che l’occultava spesso e volentieri con la corona d’alloro) e Domiziano, che una volta inviò a un amico afflitto dallo stesso male un libretto con una dedica consolatoria: «I miei capelli hanno lo stesso destino dei tuoi, ma con animo forte ne accetto l’invecchiamento, anche se sono ancora giovane. Nulla è più grato e fugace della bellezza».