Varie, 17 giugno 2002
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Coe Jonathan
• Birmingham (Gran Bretagna) 19 agosto 1961. Scrittore • «[...] il narratore inglese simbolo della sua generazione: l’intellettuale di sinistra della media borghesia, l’idealista deluso, in bilico tra sogni e sensi di colpa. [...] ”Ho letto Dickens da ragazzo, nell’età più formativa, l’ho amato molto e ammetto di esserne influenzato. Stiamo parlando, ovviamente, di un classico, inimitabile. Ma la sua compassione, il suo impegno per la giustizia sociale, il suo straordinario senso della trama e dei personaggi, sono uno stimolo [...] Io non faccio elaborate scalette, stendo pochi appunti. [...] D’altronde se prendo un appunto e lo riguardo due mesi dopo, di solito non capisco nemmeno cosa vuol dire. Considero valida la regola di Paul Mc Cartney, che ha detto: se il mattino dopo ricordo l’idea per una canzone, significa che era buona, altrimenti era da buttare [...] Sono un socialista. Ebbene sì, un brontosauro socialista. Posizione utopistica, ne convengo. So bene che, per fare qualcosa di concreto, bisogna scendere a patti, accettare compromessi, sporcarsi le mani. Ma essendo uno scrittore, non un politico, posso permettermi il lusso del moralismo assoluto. In un mondo di furbi e mani sporche, qualcuno dovrà pur mantenere un pizzico di idealismo” [...]» (Enrico Franceschini, ”la Repubblica” 26/3/2005). «Racconta le profonde trasformazioni dell’Inghilterra contemporanea in libri segnati da uno scintillante umorismo che ha spinto la critica a paragonarlo a Thomas Peacock, Evelyn Waugh e P.G.Woodehouse, ”autori che apprezzo molto e considero i miei maestri insieme a Fielding e Dickens”, puntualizza lui. Chiarendo che dalle loro opere ha imparato a costruire le sue brillanti commedie nelle quali l’umorismo trova spazio persino nei momenti più insoliti. Come accade in La famiglia Winsham (Feltrinelli), il suo primo bestseller apparso nel 1994, dove un odioso esponente del governo conservatore in carica così giustifica la scelta di abolire la refezione scolastica gratuita per gli alunni più poveri delle elementari: ”Risparmieremo un sacco di soldi e milioni di bambini di famiglie proletarie mangeranno solo patatine fritte e cioccolato. Il che vuol dire che cresceranno con il fisico più debole e più tardi dal punto di vista intellettuale. I nostri esperti ci assicurano che una dieta ricca di zuccheri rallenta lo sviluppo cerebrale. Ogni generale che si rispetti, del resto, sa bene che il segreto della vittoria è riuscire a demoralizzare il nemico”. Abilissimo nel tessere una robusta tela narrativa fatta di piccole storie individuali che intersecano quella maiuscola, spesso predilige il punto di vista degli adolescenti per riassumere la rivoluzione economica e sociale della Gran Bretagna che ha avuto luogo dopo la vittoria elettorale di Margaret Thatcher. ”E’ una scelta che mi permette di offrire una sintesi più ampia, più completa, su ciò che è accaduto in Inghilterra negli ultimi decenni, attribuendo la stessa importanza ai temi del razzismo o del declino industriale del paese e alle timidezze dei primi innamoramenti”, spiega. ”Adoro mescolare grande e piccolo, ciò che è serio e quanto, invece, appare futile, è una lezione che ho appreso da Swift”» (Roberto Bertinetti, ”Il Messaggero” 11/6/2002). Vedi anche: Antonio D’Orrico, ”Sette” n. 15/1998.