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 2002  giugno 17 Lunedì calendario

Getto Giovanni

• Ivrea (Torino) 14 giugno 1913, Bruino (Torino) 9 giugno 2002. Critico letterario • «Studiò alla Scuola Normale Superiore di Pisa e salì in cattedra, appena trentacinquenne, all’Università di Torino nel 1948, l’anno stesso in cui aveva conseguito la libera docenza. S’era formato negli anni Trenta e nei primi Quaranta, anni di crocianesimo ancora trionfante, ma ormai percorso, al suo interno, da sussulti di fronda. Era il caso di Luigi Russo, uno dei maestri del Getto, adepto del verbo crociano, ma critico dell’atomismo storiografico che nell’opera del maestro gli sembrava creare un distacco troppo pronunciato tra la poesia e tutti gli altri aspetti della realtà. Nel dopoguerra, la fronda diventò dissenso, opposizione: vennero i teorici dell’engagement, con gli accoppiamenti, che allora parvero giudiziosi, tra poesia e ideologia, la critica marxista, i primi sentori strutturalistici con la variantistica del De Robertis, e, soprattutto, di Contini, fieramente avversati dal Nume, ostile anche alla psicoanalisi, che s’affacciava sempre di più dalle serie di Saggi critici di Debenedetti. I primi saggi di Getto, dedicati alla letteratura religiosa, si mostravano sensibili, al di là di ogni autorizzazione crociana, alla ricostruzione, attraverso le varie opere, di quella che veniva definita la “vicenda spirituale” dell’autore. Con la pubblicazione, nel 1942, della sua tesi di laurea, la Storia delle storie letterarie, Getto si spingeva ancora più in là, quasi platealmente, anche se senza alcuna esplicitazione polemica, verso forme eterodosse. Per Croce, com’è noto, che pure aveva in grande stima il De Sanctis, la storia letteraria non ha senso; figuriamoci la storia delle storie: il veto si elevava al quadrato. Del 1944 è lo Studio sul Morgante, un’opera che spicca come una delle poche davvero fondamentali nella bibliografia ampia, ma ancora molto aperta del Pulci. Ma il frutto più cospicuo di questa prima attività di Getto è il volume Aspetti della poesia di Dante (1947). […] Nei primi anni Cinquanta, un’altra tappa significativa della carriera scientifica del Getto, il volume Interpretazione del Tasso (1951). L’opera del poeta viene letta da vari punti di vista (tematico, psicologico, stilistico) sullo sfondo della crisi del Rinascimento, mentre la civiltà del manierismo inclina al barocco. È un libro, questo, che costituisce nello stesso tempo un punto d’arrivo e di partenza, una pista di volo da cui si sarebbe mossa e avrebbe preso quota la grande ricognizione sulla letteratura del Seicento che avrebbe occupato i vent’anni successivi della vita dell’autore e i cui frutti sarebbero stati raccolti nel volume Il Barocco letterario in Italia, uscito in prima edizione nel 1969 e ristampato nel 2000, con introduzione di Marziano Guglielminetti, che di Getto fu uno degli allievi più cari.[…] Dall’alto della cattedra torinese, il magistero di Getto informa intanto generazioni di studenti, alcuni dei quali, come il già citato Guglielminetti, ma anche Sanguineti, Barberi Squarotti ed altri, diventeranno prima suoi assistenti, poi colleghi. […] E’ un fatto che quando il 1968 arrivò e investì, quasi subito, l’ateneo torinese, Getto fu tra i primi ad essere contestato, anzi, a quanto si racconta, letteralmente scattedrato, per usare un neologismo incorso allora nell’uso comune, con violenza quasi fisica. Gliene risultò un trauma che di lì a pochi mesi fece crollare il suo equilibrio psichico, già messo a dura prova da eventi privati, il più doloroso dei quali era stata la nascita di un figlio portatore di un gravissimo handicap. Nel 1969 tutti i giornali pubblicarono la notizia che l’illustre professore dell’Università di Torino aveva tentato il suicidio lanciandosi nel vuoto dalla finestra del bagno di casa sua. Era l’episodio con il quale esordiva una psicosi che lo avrebbe accompagnato per tutto il resto della vita, costringendolo a ripetuti ricoveri in clinica. Poco dopo, diede le dimissioni dall’Università, anche se non interruppe del tutto l’attività pubblicistica» (Giuseppe Leonelli, “la Repubblica” 11/6/2002).