Varie, 17 giugno 2002
ZAMPARINI
ZAMPARINI Maurizio Sevegliano (Udine) 9 giugno 1941. Imprenditore, ha creato la rete di supermercati Emmezeta. Ex presidente del Venezia calcio, nel 2002 si è comprato il Palermo • «Mi rispettano perché sono un uomo libero. Dopo una litigata in Lega, Carraro mi diceva con sguardo rabbioso: ”Tu devi smetterla di andare in tv a sputtanare il calcio”. ”No caro presidente, tu sarai intelligente e abile finché vuoi, ma io penso al bene di noi piccole e tu al potere. Le cose che dico a Biscardi le ripeto a te”. Io non sono come tanti miei colleghi pusillanimi, gente che dopo avermi lasciato solo nella battaglia a Milan, Roma e Juve mi è venuta a dire che avevo ragione io, che era giusto combattere. […] Io ero un quasi operaio quando il mio amico Gazzoni Frascara andava a sciare al Sestrière con gli Agnelli […] Ho iniziato la mia attività nel calcio a Castel San Pietro, paese non lontano dalla città. […] Sono pochissimi quelli di cui mi fido, uno Gazzoni, l’altro Massimo Moratti. Che grande signore! Ma è finita la stagione dei galantuomini: Boniperti, Rozzi, Luzzara, il grande Mantovani. Ti stringevano la mano e valeva più di un contratto […] Gente come Galliani o Giraudo tratta il calcio come fosse l’Enel o le piste del Sestrière”» (Matteo Marani, ”Guerin Sportivo” 12/9/2001). «Mio nonno era il capostazione di Sevigliana. Passavano due treni locali al giorno e lui si sentiva importante. Mio padre operaio specializzato in Venezuela, lavorava sui motori navali. Io sono nato su un campo di calcio e poi sono diventato perito meccanico e ho fatto il fabbro e il saldatore. Ho costruito marmitte, termosifoni e apparecchi telefonici. Nel 2002 ho venduto ai francesi diciotto centri commerciali […] Sono nato su un campodi calcio, ce l’ho nel sangue. Una finestra dava un cortile e l’altra sul campo. Il primo pallone del paese l’ho avuto io. Me lo ha regalato nel ”47 il maritodi mia zia, un capitano inglese. Era cucito con gli spaghi, un numero cinque, quando colpivi di testa ti lasciava i segni rossi. Il pallone era mio e la squadra la facevo io. Poi sono diventato centravanti titolare nei dilettanti, ero un buon attaccante […] Ero forte di testa […] Sono nato in Friuli, sono andato a Milano a vent’anni. Quando mio padre è tornato dal Venezuela, abbiamo comperato il cinquanta per cento di un’officina alla Bovisa. Sichiamava Canali& C. Quella ’C’ non piaceva a mio padre. ’Cosa vuol dire, cosa significa? Io sonoZamparini Armando e non ’C’. Mettiamoci almeno Zamparini. Sciolse la società: una volta erano così. Sono milanese da anni, parlo perfettamente il dialetto, ma quando giocano Udinese e Milan faccio il tifo per l’Udinese. Volevo anche comperarla. C’era l’accordo con Pozzo. Tutto fatto, tutto okay. Dovevamo incontrarci e stabilire la cessione con il passaggio delle azioni. Ma Pozzo non si è presentato, aveva cambiato idea. Quando l’ho sentito gli ho detto: ’Mi dispiace ma è meglio così’ […] Il calcio è una droga. Il calcio, può rovinarti. Guarda come è finito Sergio Cragnotti. E attenti a come finiranno altri. Molti possono diventare Cragnotti […] Sono entrato nel Venezia su suggerimento di un amico. ’Prendilo, costa poco, è un affare’, disse. Con il Venezia ci ho rimesso duecento miliardi di lire. Ma mi aveva coinvolto, quando giocava stavo male, non riuscivo a vedere le partite. Nemmeno in tv. Guardavo i risultati sul televideo. Che stress... […] Oggi i prezzi, i costi del calcio possono schiantarti, rovinarti completamente. Ma vogliamo parlare degli stipendi dei giocatori? A Venezia volevo Kovacevic. D’accordo, mi dissero, ma devi pagargli l’ingaggio. Sa quanto prendeva il signor Kovacevic? Quattro miliardi e mezzo netti all’anno. Una riserva […] Della Juve, va bene, ma sempre riserva. Dico: scherziamo? […] Amo il calcio, sono ambizioso, mi piace andare in televisione, mi piace finire sui giornali. Sono un narciso. Tutti noi del calcio, presidenti e addetti, siamo innamorati della nostra immagine. Sono andato al Processo di Biscardi e ci andrò ancora. l’unico posto dove posso dire quello che penso. Poi mi dà visibilità, popolarità. Serve per il mio lavoro […] Volevo misurarmi con una piazza importante del Sud. Ce n’erano due: il Napoli e il Palermo. Ho trattato con Naldi per il Napoli. Voleva duecento miliardi di lire per il sessanta per cento. Gli ho detto: ciao e grazie […] Un allenatore in serie C incide sui risultati al 90 per cento. In B al 60. In A, squadra media, al 50. In A, squadra grande, circa il 20 […] Sacchi è stato grande quando ha allenato squadre medio-piccole. Io ricordo il Sacchi di Parma in C e in B. Quello sì ha lasciato un’impronta. A me piaceva Zeman. Ma quello del primo Foggia di Casillo. Questo non lo prenderei più, non ha più il furore tattico. Avrei preso Del Neri, ma mi ha detto che lui, se lascia il Chievo, va solo in una grande squadra di serie A. Faccia pure» (Germano Bovolenta, ”La Gazzetta dello Sport” 11/7/2003).