Varie, 17 giugno 2002
ZANOTELLI Alex
ZANOTELLI Alex Livo (Trento) 26 agosto 1938. Nato in Val di Non, si è laureato in Teologia a Cincinnati. Ha poi studiato alla Sorbona di Parigi, dove si è specializzato nella religione islamica. Missionario in Sudan dal 1964 al 1973, tornato in Italia ha diretto il mensile ”Negrizia” attraverso il quale ha fatto conoscere gli scandali della cooperazione italiana in Africa. In seguito è stato uno dei fondatori del movimento ”Beati costruttori di pace”, denunciando i traffici di armi ed i governi che ne erano complici. Criticato in Vaticano, nel 1981 venne accolta la sua richiesta di recarsi in Kenya. «Uomo minuto, dalla voce un po’ acuta, sembra un vecchio hippy […] E’ il primo missionario che ha voluto abitare in una baraccopoli» (Attilio Giordano, ”Il Venerdì” 10/5/2002). «Se lo invitano, lui non si tira indietro. Puntualmente arriva con i suoi sandali, il suo look orientaleggiante, la sua barba bianca e la sua sacca gonfia di tutto. Libri, petizioni, volantini bisunti. [...] tornato in Italia dall’inferno africano, Zanotelli è diventato il leader del pacifismo italiano assieme a Gino Strada. E da quando è tornato, padre Zanotelli si è messo in testa un’idea: per salvare il mondo, bisogna far politica. In altre parole, bisogna ”convertire” la sinistra italiana, farla ripartire dal basso. Come dice lui stesso con parole molto esplicite: ”I partiti sono troppo impelagati nelle loro dinamiche. Se vogliamo uscire dalla follia della guerra, dobbiamo costituire una società civile organizzata”. E il manifesto di padre Alex è già pronto: ”Informazione, guerra e pace, ambiente, sviluppo sostenibile”. [...] Prete comboniano, Zanotelli oramai è personaggio carismatico grazie ad una esistenza scandita da eventi straordinari. A metà degli anni Ottanta padre Alex è direttore della rivista ”Negrizia”, protagonista di una tambureggiante campagna sui traffici d’armi e la cooperazione italiana. Nel mirino finiscono Giovanni Spadolini e Giulio Andreotti. Costretto alle dimissioni - si disse allora e lui lo ha poi ripetuto a voce alta - dalle pressioni della Segreteria di Stato vaticana, Zanotelli si trasferisce ”in quel sotterraneo della storia” che si chiama Korogocho, la baraccopoli di Nairobi dove la gente va ogni giorno a nutrirsi con i resti ”commestibili” della discarica. Per dodici anni Zanotelli ha guardato negli occhi malati di Aids, ragazzine prostitute, alcolizzati, e due anni fa è tornato in Italia con l’aureola dell’eroe, del profeta disarmato. Ma il vecchio ”vizio”, quella passione di misurarsi con la politica, gli è rimasto dentro. E’ da una sua idea che nasce la ”Rete Lilliput”, il più diffuso network no global. E la sua prima preoccupazione, tornato in Italia, è stata che il movimento no global restasse puro e non si contaminasse con i partiti. E così, Zanotelli si batte perché Rifondazione sia messa ai margini del Social Forum e perché siano emarginati tutti i personaggi con un rapporto ambiguo con la violenza. Memorabile, per un certo mondo, il suo messaggio all’assemblea nazionale del Social Forum di Bologna: ”Dopo Genova, tanti compagni di strada si sono allontanati. Spaventati dalla violenza e dalla repressione, ma anche da meccanismi di rappresentanza tanto informali da sembrare poco trasparenti”. Zanotelli ce l’ha con Vittorio Agnoletto. Ma padre Alex frequenta, senza amarli, anche i politici di professione. [...] Schivo, senza telefonino, un’idiosincrasia per le comparsate in tv, ostinato persino nel rifiutarsi di presentare il suo libro, Zanotelli ha visto crescere il suo carisma anche grazie a questa ”presenza” così diversa da altri personaggi alternativi ma sempre più usurati. Il suo programma politico è molto radicale: un pacifismo integrale ma dominato da un ”nemico”. A dispetto di una laurea (in Teologia) conseguita negli Stati Uniti, Zanotelli è antiamericano fino al midollo, al punto da definire l’America ”l’Impero del male”. Dice di lui il senatore ds Giorgio Tonini [...] ”Partendo da un’esperienza così dura, penetrante, profetica come quella di Korogocho, Zanotelli ha costruito una teoria generale del mondo che finisce per sconfinare in un anti-americanismo ideologico, spirituale e un po’ semplicistico per cui guai all’Europa se si accosta agli Usa e guai a chi usa la forza perché sarà sempre piegata agli interessi del denaro”. Una visione molto netta, dichiaratamente manichea ma che lo rende diffidente verso tutti coloro che lo vogliono strumentalizzare» (’La Stampa” 25/2/2004).