Massimo Fini, "Nietzsche. L’apolide dell’esistenza", Gli specchi Marsilio., 17 giugno 2002
Nel 1887 Deussen visita lo studio di Nietzsche, che il filosofo era solito chiamare «la mia caverna»: «Da un alto erano disposti i suoi libri, poi un tavolo rustico, con una tazza di caffè, gusci d’uovo, manoscritti, strumenti da toeletta, in una variopinta confusione che continuava fino al letto ancora disfatto e a un tendistivali con relativo stivale
Nel 1887 Deussen visita lo studio di Nietzsche, che il filosofo era solito chiamare «la mia caverna»: «Da un alto erano disposti i suoi libri, poi un tavolo rustico, con una tazza di caffè, gusci d’uovo, manoscritti, strumenti da toeletta, in una variopinta confusione che continuava fino al letto ancora disfatto e a un tendistivali con relativo stivale. Il tutto faceva pensare a un servizio trascurato e a un padrone paziente che lasciava passare tutto».