18 giugno 2002
Furciniti Sabrina, di anni 29, bella, mora, ancora minorenne aveva conosciuto a Roma il giovane carabiniere Cosmo Buono Vincenzo detto Enzo, sette anni più di lei, alto, riccio, carnagione scura, salernitano, figlio di una contadina e di un vignaiolo
Furciniti Sabrina, di anni 29, bella, mora, ancora minorenne aveva conosciuto a Roma il giovane carabiniere Cosmo Buono Vincenzo detto Enzo, sette anni più di lei, alto, riccio, carnagione scura, salernitano, figlio di una contadina e di un vignaiolo. Sicura che fosse l’uomo per lei l’aveva seguito a Teggiano, Salerno, se l’era sposato e ci aveva fatto due figli, la prima quando aveva 18 anni, il secondo 20. Poi s’era stufata. L’anno scorso aveva preso a far l’amore con Durante Vincenzo, di anni 22, originario di Sala Consilina, di tanto in tanto ladro di appartamenti o autista di camion. Era incinta di tre mesi. Ultimamente viveva da un’amica, insieme ai figli. Martedì il Cosmo la vide che si sbaciucchiava con il giovincello di fronte al bar Gallo. Furioso, intorno alle 20 si mise ad aspettare il ritorno della moglie nascosto in un anfratto nei pressi della sua nuova dimora. L’ebbe a tiro tre ore dopo, ma l’insultò subito con immutata ira. L’amante di lei si mise in mezzo, per difenderla: fu zittito dal carabiniere con quattro pallottole provenienti dalla pistola d’ordinanza. Il Cosmo puntò poi l’arma contro la moglie: lei alzò il braccio destro per difendersi e si trovò la mano spappolata appena un secondo prima di esser trivellata. L’ultimo colpo, l’appuntato scelto dei Carabinieri lo riservò a sé. Nel cortile di un condominio a Prato Perillo, lembo di verde del Vallo di Diano, frazione di Teggiano, a ridosso del nastro autostradale Salerno-Reggio Calabria.