Vittorio Messori, ìCorriere della Seraî 15/06/2002, 15 giugno 2002
Fortunatamente il Dio di Trapattoni non ha nulla a che fare con una Divinità impassibile e remota, sdegnosa di curvarsi sulle vicende del mondo
Fortunatamente il Dio di Trapattoni non ha nulla a che fare con una Divinità impassibile e remota, sdegnosa di curvarsi sulle vicende del mondo. «E’ ”il Dio dei filosofi e dei sapienti”, per dirla con Pascal; ed è anche il Dio di certe lugubri confessioni protestanti. Ma non è affatto il Dio del cattolicesimo. Come ricorda, nel suo celebre inizio, la Gaudium et Spes, il documento conclusivo del Concilio: ”Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi sono pure quelle dei discepoli di Cristo; e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. C’è qualcosa di più ”genuinamente umano” di una partita di un campionato mondiale seguito, tra entusiasmi e disperazioni, da alcuni miliardi di uomini? Come pensare che il Creatore non abbia proprio nulla a che fare con le passioni profonde suscitate nelle Sue creature da quella metafora incruenta della guerra, dell’orgoglio nazionale, dell’abilità, della forza, della sanità del corpo, che è il match di uno sport che accomuna bianchi e neri, poveri e ricchi?» (Vittorio Messori).