Emanuela Audisio, ìla Repubblicaî 15/06/2002; Gianni Brera, Storia critica del calcio italiano, Bompiani 1975;, 15 giugno 2002
Incubi e infarti. Corea «è molto più di una parolaccia. E’ la collina del disonore, è la vergogna
Incubi e infarti. Corea «è molto più di una parolaccia. E’ la collina del disonore, è la vergogna. E’ la Caporetto dello sport, è il Vietnam italiano. Basta dire ”Corea” e già è un incubo» (Emanuela Audisio). Il 19 luglio 1966, a Middlesbrough, l’Italia fu incredibilmente battuta per 1-0 dalla Corea del Nord, gol di Pak Doo Ik al 42’ del primo tempo, e venne eliminata dal mondiale al primo turno. «La Corea del Nord è composta di omarini piccoli e tosti, capaci di correre dal primo istante alla fine. Sono da oltre un anno in allenamento collegiale. I russi li sistemano facilmente al primo approccio. andato a vederli Ferruccio Valcareggi e riferisce a Fabbri con un laconico ricordo delle farse americane al tempo del cinema muto: ”Ridolini” [...] Nei primi dieci minuti, gli omini corricchiano in affanno dietro ai ”giganti” azzurri. Capitano a Perani qualcosa come tre palle-gol una più clamorosa dell’altra: l’infelice le sbaglia tutte. Poi, qualche collegamento si perde. Bulgarelli ci rimette il ginocchio e si rimane in dieci. Il dentista Pak Doo Ik si trova a scattare sul centro destra e mulinando frenetiche gambette da sorcio tocca un bel destro in diagonale che uccella Albertosi nel più mortificante dei modi. Sta per finire il primo tempo. Lo stadio è tutto una risata maligna. [...] Avviene dunque l’impensabile da menti appena esaltate... come le nostre. Le folate degli azzurri si spengono mestissimamente. Vincono davvero gli ometti che a Valcareggi avevano ricordato un comico americano del muto. Le risate si sprecano. Io vengo chiamato al telefono e mi sento addosso gli occhi esilarati di tutti i colleghi che temevano di sprecare il viaggio venendo a Middlesbro’. Poco a poco mi sento ingroppire. La vergogna mi soffoca. Ho gli stranguglioni, farfuglio allo stenografo: ”Aspetta che mi passi un pochino. Se invece mi viene l’infarto, salute a voi!”» (Gianni Brera).