Mariarosa Mancuso "Corriere della Sera" 18/6/2002 pagina 31., 18 giugno 2002
Jack Arnott scrive di preferenza a mano, con i pennarelli, oppure con un Powerbook Macintosh su un tavolo di legno sempre in disordine; quando ha un dubbio consulta un vecchio dizionario («ormai cade a pezzi»)
Jack Arnott scrive di preferenza a mano, con i pennarelli, oppure con un Powerbook Macintosh su un tavolo di legno sempre in disordine; quando ha un dubbio consulta un vecchio dizionario («ormai cade a pezzi»). La sua punteggiatura «ha il ritmo delle sigarette: ogni boccata di fumo, una virgola; ogni mozzicone spento un punto». Preferisce il tè al caffè («sono inglese»), per gli appunti non usa quaderni ma fogli singoli («che poi archivio») pinzati su una tavoletta. Non ha portafortuna: «Scrivere è un lavoro, non una magia (lo diceva anche Brecht)». Quando il romanzo è finito «mi siedo e penso: ”Oddio, e adesso cosa farò”».