Posta di C. Paone, Macchina del Tempo, n.6 giugno 2002, pag.151, 6 giugno 2002
Tecnologia delle piramidi. Per la costruzione delle piramidi non furono utilizzati schiavi, come spesso si dice, ma operai volontari regolarmente retribuiti: cavapietre, barcaioli, scalpellini, scribi, manovali e contadini che venivano reclutati tra giugno e ottobre, quando, a causa delle inondazioni del Nilo, le terre divenivano impraticabili
Tecnologia delle piramidi. Per la costruzione delle piramidi non furono utilizzati schiavi, come spesso si dice, ma operai volontari regolarmente retribuiti: cavapietre, barcaioli, scalpellini, scribi, manovali e contadini che venivano reclutati tra giugno e ottobre, quando, a causa delle inondazioni del Nilo, le terre divenivano impraticabili. La grande piramide di Cheope, costruita in circa 20 anni, richiese una manodopera di oltre 10mila lavoratori. Il progetto fu elaborato da una squadra di sacerdoti tecnici (architetti, matematici e astronomi): avevano calcolato che per erigere la piramide, sarebbero serviti oltre due milioni di blocchi di calcare del peso medio di 2,5 tonnellate ciascuno, granito pesante fino a 15 tonnellate, e lastre di calcare bianco per una superficie complessiva di circa 200 mila mq. Ma come si potevano trasportare e issare blocchi di pietra così grandi? Sono state avanzate diverse ipotesi. Gli strumenti a disposizione degli operai egizi erano semplici: attrezzi di rame e pietra, chiatte, slitte e rulli di legno, animali da soma e naturalmente la forza muscolare. Il calcare veniva estratto dalle cave di Tura, sull’altra sponda del Nilo. Mentre il granito sarebbe dovuto arrivare da Assuan, mille chilometri più a Sud. Sembra che per staccare i blocchi di pietra, venissero utilizzati cunei di legno infissi nella roccia: il legno bagnato si gonfiava e la spaccava. Le pietre poi, sistemate su slitte o tronchi unti di olio, venivano fatte scivolare su lastre di granito per essere imbarcate sopra grandi chiatte lignee. Oppure, secondo un’altra teoria, trasportate in canali riempiti di acqua, direttamente collegati al Nilo. Al cantiere il mistero della costruzione s’infittisce. E’ molto probabile che i blocchi di pietra venissero trasportati su rampe inclinate, in mattone crudo e terra, ricoperte di olio. Ma non è chiaro come queste rampe fossero disposte: forse a zig zag su ciascuno dei quattro lati della piramide, oppure a spirale intorno al monumento. Sicuramente gli ingegneri egizi hanno utilizzato anche altri mezzi di cui ormai si sono perse le tracce.