Antonella Giuli, 19 giugno 2002
Oro, diamanti, zaffiri e rara tanzanite, questo il tesoro di Al-Qaeda secondo il Washington Post. Stando alle dichiarazioni riportate ieri dal quotidiano americano, infatti, l’organizzazione terroristica di Osama Bin Laden avrebbe da tempo prelevato gran parte del denaro dai propri conti bancari e lo avrebbe convertito in «preziosi di difficile identificazione», rendendolo così irreperibile ai servizi segreti americani
Oro, diamanti, zaffiri e rara tanzanite, questo il tesoro di Al-Qaeda secondo il Washington Post. Stando alle dichiarazioni riportate ieri dal quotidiano americano, infatti, l’organizzazione terroristica di Osama Bin Laden avrebbe da tempo prelevato gran parte del denaro dai propri conti bancari e lo avrebbe convertito in «preziosi di difficile identificazione», rendendolo così irreperibile ai servizi segreti americani. Una delle fonti citate dal giornale sostiene che l’operazione abbia avuto inizio già nel 1998, cioè quando, dopo gli attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania, gli Stati Uniti bloccarono 254 milioni di dollari del regime afghano dei talebani (già allora nel mirino Usa per aver dato ospitalità a Bin Laden). Il risultato è che nonostante la campagna promossa lo scorso settembre da Bush «per congelare i beni di Al-Qaeda», le risorse economiche di Bin Laden sono rimaste pressoché intatte. Intanto, mentre gli Stati Uniti registrano un’ulteriore sconfitta legata al terrorismo islamico, i pm e gli investigatori antiterrorismo di Milano, Roma e Napoli hanno deciso di incontrare le autorità americane al quartier generale dell’Fbi di Washington, e discutere piani per contrastare i gruppi terroristici in Italia e Usa. Nelle scorse settimane gli Stati Uniti si erano interessati alle trascrizioni di alcune intercettazioni ambientali, eseguite dagli investigatori antiterrorismo italiani, da cui emergono possibili riferimenti all’attacco dell’11 settembre già mesi prima dei dirottamenti aerei. E se ieri, dal Libano, è arrivata la smentita degli Hezbollah alle accuse di aver protetto Khaled Sheikh Mohammad, tra i leader di Al-Qaeda implicati negli attentati alle Torri Gemelle del ’93 e dell’11 settembre scorso, un altro presunto terrorista incriminato per gli attacchi a Washington e Manhattan è oggi al centro dell’attenzione americana. Zacarias Moussaoui, 34 anni, francese, ha infatti chiesto a un giudice federale di spostare il suo processo, previsto per il prossimo autunno, da Alexandria (Virginia) a Denver (Colorado), perché convinto di non poter avere un dibattimento equo: «L’eccessiva presenza di leali impiegati del governo in Virginia» - ha spiegato - «può far sì che molti di loro vadano a far parte della giuria popolare che deciderà sulla mia condanna a morte». Il documento manoscritto in cui il terrorista avanza la richiesta era stato inviato al giudice Leonie Brinkema il 26 aprile scorso, ma è stato reso pubblico solo adesso.