Piero Mei, ìIl Messaggeroî 20/6/2002, 20 giugno 2002
Lo chiamano signor Hyundai. «Se il nome vi dice solo macchina vi sbagliate di grosso, giacché è anche elettronica e petrolio, commercio per mare e costruzioni; è anche scuole e ospedali per i dipendenti, e una intera città, Uslan, che è tutta Hyundai
Lo chiamano signor Hyundai. «Se il nome vi dice solo macchina vi sbagliate di grosso, giacché è anche elettronica e petrolio, commercio per mare e costruzioni; è anche scuole e ospedali per i dipendenti, e una intera città, Uslan, che è tutta Hyundai. Ha fatto tutto il papà, che nacque nella Corea del Nord quand’era tutt’una e a 16 anni fuggì a Seul approfittando della vendita di una mucca di suo padre. Lavorò, il padre, per un negoziante di riso e alla fine il negozio era suo; arrivarono i giapponesi e glielo tolsero, e lui si fece il camionista: si comprò il camion, il garage, l’officina e cominciò la Hyundai. Questo suo figlio ha l’aria di volersi comprare la Corea: anche a suon di calci di rigore».