Liliana Madeo, ìLa Stampaî 28/05/2002, 28 maggio 2002
La madre dello scrittore Giorgio Manganelli delusa ma non rassegnata per aver avuto un figlio maschio, lo mandava in giro addobbato di fiocchi, trine e merletti (dai quali spuntava comunque «un gran naso e una fronte spropositata»)
La madre dello scrittore Giorgio Manganelli delusa ma non rassegnata per aver avuto un figlio maschio, lo mandava in giro addobbato di fiocchi, trine e merletti (dai quali spuntava comunque «un gran naso e una fronte spropositata»). «Massacrato» dalla presenza di una genitrice ossessiva, di origini ebraiche, cattolica rigidamente osservante, Manganelli, finché lei visse, si limitò a insegnare, tradurre, recensire. Dopodiché, nel’64, ne celebrò la morte pubblicando la sua prima opera di finzione. «Non sarei mai riuscito a farlo finché lei fosse stata in vita», disse anni dopo lo scrittore a sua figlia, che ebbe la fortuna di veder sintetizzato così il rapporto tra il padre e la nonna: «Sai che differenza c’è tra una madre ebrea e un condor? Tutti e due ti mangiano il cuore, ma il condor aspetta almeno che tu sia morto».