Varie, 18 settembre 2002
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GRECO Emio Brindisi 6 novembre 1965. Ballerino • «Considerato un numero uno in Francia e in Inghilterra [
GRECO Emio Brindisi 6 novembre 1965. Ballerino • «Considerato un numero uno in Francia e in Inghilterra [...] Andò all’estero perché nessuno, negli anni ’80, gli ha dato un’occasione di lavoro: ora in Olanda il suo piccolo gruppo è sovvenzionato dalla città di Amsterdam che offre contratti per quattro anni in cambio di numerose produzioni e di un’alta qualità di lavoro. Che cosa piace di lui? L’estrema compattezza dello spettacolo, la forza espressiva e muscolare, la ricerca che fonde il corpo nella luce e negli oggetti scenici, e quel tanto di malinconia che lo avvicina a molti coreografi ”fuggitivi” come Nadj Prejocaj, Paco Decina di Napoli o il giapponese Saburo. I grandi teatri l’hanno sempre tenuto a distanza dall’Italia, ma l’Opera di Parigi gli ha aperto tre anni fa le sue porte e ora si interessa a lui il direttore dell’Opera di Vienna, Renato Zanella, un altro italiano che ha successo fuori dai patrii confini. ”Canto la solitudine - dice - e la lotta di ogni uomo per ritrovare la luce e un essere da amare. Parto dal profondo, dalle cantine, dagli echi della vita per poter dire che esisto. Non scrivo balletti per grandi compagnie ma per me, per una coppia, per un piccolo complesso”» (Mario Pasi, ”Corriere della Sera” 11/9/2002). «Un piccolo uomo calvo, ossuto e possente, con una tunichetta trasparente che gli s’incolla addosso nell’affanno e nel sudore di una strana danza. Un uccello, un fenicottero, un insetto kafkiano, un flusso di linee liquide, una repentina violenza spigolosa, frasi di movimento liriche e squisite che si spezzano in una rete di pulsazioni selvagge. Un corpo spirituale, come reinventato dalla propria straordinarietà, e al tempo stesso di fisicità terrigna, capace di portare in superficie un apparato visionario, mettendo in mostra emozioni e memorie profonde, inaffidabili alla logicità delle parole. [...] ”Dalla Puglia giunsi 19enne a Cannes, dove presi qualche lezione di balletto. Ero cresciuto in una masseria. Non avevo visto niente, ero privo di senso critico. Poi a Parigi passai un’audizione con Jan Fabre, con cui ho lavorato per qualche anno. Ma dal ’95 ho preso la mia strada. Credo a un immaginario incarnato nel corpo, nella sua concretezza fatta di magia e mistero. Penso, come referente, al cinema di David Lynch”. Fa ditta con il regista olandese Pieter C. Scholten, artefice del disegno razionale imposto al flusso istintuale della danza. Pieter è l’architettura ed Emio il cuore. Ma poi chissà se i ruoli sono così netti. Insieme hanno creato la compagnia Emio Greco/PC. Insieme dialogano su Internet coi molti ammiratori sui presupposti filosofici della loro ricerca. Che promette sviluppi in territori nuovi» (Leonetta Bentivoglio, ”la Repubblica” 16/9/2002). «Colpisce prima di tutto come performer. Si alza il sipario e lui, solo in scena, afferra l’attenzione dello spettatore e non la molla più [...] Il suo è un corpo ”visionario” (come egli stesso spiega) che riflette impulsi e emozioni. [...] Ma Emio Greco è anche un coreografo e un teorico della danza. Insieme a Pieter Scholten, il suo drammaturgo, ha elaborato una teoria di movimento definita ”Extremalism”, termine che coniuga estremismo e minimalismo. [...] molto colto e molto dotto, sembra un tipo noioso. Niente di più sbagliato. I suoi spettacoli raccolgono grande pubblico [...] Nato a Brindisi nel ’65, cresciuto in una famiglia di origine contadina che non ha ostacolato la sua vocazione alla danza, Greco si è formato in Francia, ha lavorato con Jan Fabre e Saburo Teshigawara, ha fondato la sua compagnia nella seconda metà degli Anni ’90 e da allora è diventato uno dei nomi di punta della nuova danza europea, ospite richiestissimo dei teatri e festival di tendenza. [...]» (Sergio Trombetta ”La Stampa” 2/11/2004).