Varie, 10 ottobre 2002
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Baez Joan
• Staten Island (Stati Uniti) 9 gennaio 1941. Cantante. Autrice • «Scoperta giovanissima al festival Folk di Newport nel 1959, ottiene di incidere prontamente per la prestigiosa Vanguard una raccolta di tipiche canzoni tradizionali (House of the Rising Sun, Little Moses), dove, più che il repertorio, spicca la sua splendida e caratteristica voce […] L’impostazione vocale, il repertorio e anche il look costituiscono fonte a cui si abbeverano tutte le cantautrici del decennio prendendola come modello […] Nel 1962 è unanimamente considerata , nonostante la giovane età, la regina del folk revival. Ovvio che finisca per incontrarsi con quello che ne sta diventando il re, Bob Dylan […] In breve dividono i palcoscenici di mezza America, schierandosi apertamente con il movimento per i diritti civili» (Dizionario del Pop Rock, a cura di Enzo Gentile e Alberto Tonti, Baldini&Castoldi 1999). «Mai ha tralasciato di credere in quel fatidico canto nero, We Shall Overcome, lei bianca, con quel grido utopico ed esaltante che Martin Luther King lanciava alla sua gente. Dotata di una voce incisiva e pungente, uno spillo in grado di penetrare nella profondita del tessuto umano, fino a stravolgerne le fondamenta, emerse con il supporto del talking blues» (La musica americana dal song al rock, Walter Mauro, Newton&Compton 1994). « sempre rimasta la stessa. Cantò nel 1963 alla Marcia su Washington, quando 250.000 persone si riunirono di fronte al Lincoln Memorial per esigere gli stessi diritti per gli afro-americani. Quaranta anni dopo, a San Francisco, è sullo stesso carro. Quello che la fa andare avanti, oltre ad uno strambo senso dell’umorismo, è che sa perfettamente chi è e in che cosa crede. Non è pedante, è coerente. Non è un’ideologa, è un’idealista. Lungi dall’essere anti-americana, è stata e rimane assolutamente, profondamente americana, una che dissente, che ha le sue convinzioni, che si aspetta che il governo rifletta gli ideali e i sogni del suo popolo. Quaranta anni fa, accompagnata in un tour da Bob Dylan, trasformò la sua tranquilla carriera di cantante folk di successo nella carriera di una cantante politica, qualcosa che tuttavia non le ha mai impedito di vendere dischi e di aggiudicarsi redditizi contratti» (Mark Simon, ”San Francisco Chronicle”/”la Repubblica” 22/2/2003). «[...] è stata protagonista della stagione generosa della protesta contro la guerra del Vietnam, ma ha anche avuto il torto (solo parzialmente riconosciuto come tale) di aver brindato con i dirigenti ”nord-vietnamiti, laotiani e cambogiani che nel frattempo assassinavano e torturavano oppositori politici nonché preti, pastori e bonzi di tutte le religioni”, come ha scritto sull’Indipendente Massimo Introvigne. Se avesse denunciato di aver commesso un torto, sarebbe stata sbeffeggiata come un’’ex”. Non lo ha fatto e perciò può di nuovo calcare il palcoscenico contro Bush, ammirata da tutti come alfiere di un nobile ideale. Ha avuto torto ma non ha pagato dazio. Il prezzo dell’impopolarità lo pagano gli altri, gli ex» (Pierluigi Battista, ”Corriere della Sera” 29/8/2005).