Varie, 10 ottobre 2002
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Weldon Fay
• Worchester (Gran Bretagna) 22 settembre 1933. Scrittrice • «A buon diritto si è guadagnata il titolo di “enfant terribile” della narrativa inglese. Perché è davvero una scrittrice da prendere con le molle, uno dei quegli autori che sembra calcare apposta la scena letteraria per eccitare, affascinare, provocare, gettare scompiglio. Femminista e anti-femminista, progressista e conservatrice, una icona per molti e una spina nel fianco per tanti altri, quando può (e cioè quasi sempre) non perde occasione per gettarsi nel fuoco della polemica con un perverso gusto del martirio. Da laburista ha tirato botte da orbi a Tony Blair (“Politici come lui passano il tempo a sedurre gli elettori, come una ragazza che si agghinda per rimorchiare un coetaneo”). Da femminista non ha risparmiato critiche al movimento delle donne (“Il femminismo è nato come una rivoluzione e si è trasformato in una ortodossia”). E - scandalo - da scrittrice che dovrebbe vivere tutt’al più di diritti d’autore, non si è fatta scrupolo di intascare soldi da Bulgari per citare 36 volte il nome del gioielliere in un suo romanzo. “Certo - dice - gente come me può apparire contraddittoria. Ma io trovo che non ci sia vera virtù nella coerenza”. […] Irriverente, corrosiva, anticonformista. Come i romanzi che scrive, del resto. Con una prosa concisa e tagliente, attraversata da un feroce umorismo, da più di trent’anni mette sotto la lente di ingrandimento i rapporti di coppia, scruta l’eterna guerra dei sessi. E finisce regolarmente per tracciare un referto impietoso dei nostri piccoli paradisi domestici, di cui mostra il lato infernale, soprattutto per le donne. […] Per lei le donne non sono soltanto vittime dei brutti colpi che l’esistenza assesta loro: ne sono in qualche modo anche responsabili. “Già - dice - molto spesso, tutte noi, mogli e madri, siamo incapaci di staccarci dalla piccole sicurezze che le abitudini ci offrono. Siamo magari pronte a tradire la fiducia delle amiche e ad accettare per viltà le pretese di un uomo dominatore”. D’altra parte, non si stanca di mettere sotto accusa il femminismo che avrebbe finito per produrre uno sgretolamento dell’identità maschile. “Da quando le donne hanno preso il controllo della loro fertilità e del loro denaro, gli uomini vengono ormai considerati degli optional. Soprattutto tra le ragazze dell’ultima generazione c’è un tasso molto alto di aggressività e di spregiudicatezza. Nemmeno si rendono conto di trattare i loro coetanei maschi come un tempo gli uomini trattavano ed umiliavano le donne”. Con alle spalle oltre 20 romanzi pubblicati (da Giù tra le donne a Le amiche del cuore a Polaris), ha fatto mille mestieri prima di impugnare la penna per scrivere di tutto, romanzi, sceneggiature, radiodrammi, testi teatrali ed anche saggi d’impronta sociologica. “Lo so, sono un autore prolifico, forse troppo - quasi si giustifica -. Ma il fatto è che c’è così tanto da dire e così poco tempo per dirlo. Il lettore è a caccia di libri che possano spiegare la sua vita: e i romanzieri stanno lì per questo, per dare senso e significato a ciò che prima non ne aveva”. Ma secondo lei c’è una vera differenza tra scrittura maschile e scrittura al femminile? “E’ una domanda a cui è difficile rispondere. Posso dirle però che preferisco leggere libri scritti da uomini. Quando mi trovo tra le mani un romanzo firmato da una donna mi viene sempre da chiedermi: ma perché questa qui non la smette di sentirsi vittima del mondo?”» (Francesco Fantasia, “Il Messaggero” 8/10/2002).