Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I turchi hanno abbattuto un caccia russo, incidente grave e che può portare a una guerra tra i due stati.
• Il pilota è morto?
Erano due piloti, e sono morti. Si sono lanciati col paracadute e i ribelli anti-Assad gli hanno sparato, uccidendone sicuramente uno mentre ondeggiava in aria (nel filmato si vede l’ombrello candido del paracadute schizzare a un tratto verso l’alto). Il secondo membro dell’equipaggio, soccorso da due elicotteri, sarebbe stato ammazzato a terra. È incomprensibile, ma i ribelli anti-Assad hanno filmato tutto, compresa l’operazione di caricamento del missile, lo sparo, l’elicottero, già atterrato e con i suoi conducenti a terra, che esplode con una grande fumata nera.
• Perché dice che potrebbe scoppiare una guerra tra i due Stati?
L’F16 turco ha sparato un missile aria-aria contro il Sukhoi 24 su ordine personale di Erdogan, il quale ha poi sostenuto che il velivolo russo aveva violato lo spazio aereo turco. La risposta di Putin è stata durissima. «La perdita di oggi è stata una pugnalata alla schiena da parte dei complici dei terroristi. Non posso definire quanto è accaduto in nessun altro modo. Il nostro caccia si trovava sul territorio siriano, a quattro chilometri dal confine turco». Il presidente russo ha aggiunto: «Questo incidente avrà serie ripercussioni». Ankara ha convocato l’incaricato d’affari russo e ottenuto la riunione d’urgenza del Consiglio Nato del Nord Atlantico. Mosca ha risposto chiamando a sua volta l’addetto militare dell’ambasciata turca. Il Parlamento russo ha accusato Erdogan «di aiutare i terroristi dell’Is». Il premier turco, Ahmet Davutoglu, ha risposto: «È nostro diritto internazionalmente riconosciuto adottare tutte le misure necessarie contro chiunque violi il nostro spazio aereo o le nostre frontiere». Una linea condivisa da Obama. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha annullato una visita a Istanbul ed esortato i russi a non recarsi in Turchia. Una nave militare russa ha varcato lo stretto dei Dardanelli. Le premesse, come vede, non sono buone.
• Non erano tutti alleati contro lo Stato islamico? Non si sono riuniti da pohi giorni da qualche parte per dire che, dopo Parigi, il califfo è il male assoluto più che mai?
Una volta quando ci si alleava per far la guerra, si creava anche un comando unitario che dirigeva le operazioni coordinandole. Nel caso della guerra in Siria, tutti fanno credere di essere nemici dell’Isis, ma ognuno combatte anche una sua guerra personale per fini suoi. Tra turchi e russi c’è di mezzo la posizione su Assad, il presidente siriano: Erdogan lo vuole abbattere, Putin lo difende. Erdogan vuole bombardare soprattutto i curdi e ha il terrore della soluzione al conflitto che sta emergendo, quella di una suddivisione del territorio martoriato dalla guerra in quattro Stati indipendenti, uno dei quali sarebbe lo stato curdo. D’altra parte i curdi, nella guerra all’Isis, si stanno coprendo di gloria: la coalizione delle “Forze democratiche siriane”, formata da curdi e arabi e senza gruppi islamici, ha strappato al califfo in quattordici giorni un’area di 1.100 chilometri quadrati. La iattura peggiore per Erdogan è proprio questa, una guerra vinta dai curdi, come sta avvenendo. L’avversione per Putin è motivata anche dal fatto che i russi combattono per tagliare le comunicazioni tra Raqqa e Mosul, fatto che impedisce a Erdogan di mandare aiuti ai ribelli anti-Assad come ha fatto fino ad oggi.
• E Putin che vuole?
Conservare il porto di Tartus. Uno dei quattro stati in cui andrebbe divisa l’area siro-irachena è quello alawita, che ricadrebbe se non sotto il controllo di Assad, almeno sotto quello dei suoi familiari o dei suoi sodali. Con dentro Tartus. Questo stato sarebbe chiaramente sotto l’influenza russa.
• Vogliamo ricapitolare gli schieramenti, prima che mi perda per sempre?
Gli americani sono a questo punto più nemici di Mosca che di Teheran e si sono decisi a mandare un piccolo contingente di soldati che combatterà a fianco dei curdo-arabi con l’obiettivo di riprendere Raqqa. Sono nemici di Assad. Gli iraniani sono di fatto i padroni della struttura militare siriana, cosa che ha provocato molta tensione nella gerarchia militare di Assad. L’Iran è il nemico più intransigente del califfo. Ha messo in campo duemila uomini scelti. Gli hezbollah libanesi, alleati di Teheran e quindi amici anche loro di Assad, sono in Siria con cinquemila uomini. I francesi combattono con gli americani e, specialmente dopo Parigi, vogliono farla finita col califfo. La realtà purtroppo è che non c’è un centro di coordinamento, e russi americani si devono avvertire per tempo di quello che fanno per evitare di spararsi addosso. In teoria turchi e russi sarebbero alleati. In teoria.
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