Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è un altro maxisequestro in Nigeria, non ancora rivendicato, ma certamente di Boko Haram: sabato scorso, nel villaggio di Kummabza, distretto di Damboa (stato di Borno), sessanta ragazze sono state rapite da un commando che ha portato a termine l’operazione lasciando sul terreno quattro morti. Nello stesso tempo, in un villaggio non lontano da Kummabza, un secondo commando ha sequestrato altri 31 ragazzi e bambini, e questa volta le vittime dell’incursione sono state una trentina. Il ministro della Difesa nigeriano ha riferito ieri sera con un tweet di essere ancora in attesa di una conferma ufficiale del nuovo sequestro.
• Che significato possono avere operazioni di questo genere?
Non bisogna guardare solo alla Nigeria, a Boko Haram e a questi megasequestri. Le faccio un piccolo elenco: c’è la guerra dei jihadisti dell’Isis, cioè i sunniti fondamentalisti iracheni che stanno andando all’attacco di Bagdad e che tentano di conquistare il sito petrolifero di Baiji (ieri ci sono riusciti per alcune ore, ma poi le truppe lealiste se lo sono ripreso, mentre droni siriani bombardavano postazioni dei ribelli al confine con la Siria). Che cosa si propongono costoro? Di creare un califfato a cavallo tra Siria e Iraq, da governare con la sharia, cioè la legge islamica più dura. Poi ci sono i sonali di al Shabaab: domenica 15 giugno, dieci giorni fa, sono entrati in cinquanta a Mpeketoni, una località costiera del Kenia orientale, e hanno sparato sui poveri contadini che avevano lasciato per un momento le piantagioni di mais, banane e manghi per guardarsi i Mondiali di calcio. Cinquanta morti e decine di edifici dati alle fiamme. Guardare il calcio significa sottrarre tempo all’adorazione di Dio, e questo non è ammesso. In Iraq l’Isis ha esposto una testa umana e l’ha definita «il nostro pallone da campionato del mondo» (nello stato nigeriano di Kano, Boko Haram ha minacciato la chiusura dei locali dotati di appèarecchio televisivo). Il giorno dopo i somali sono andati a Poromoko, hanno sparato di nuovo, hanno ucciso almeno undici persone. Che cosa si propongono i somali dello Shabaab sconfinando con i loro attacchi terroristici in Kenia? Di aiutare Boko Haram, con cui si sono alleati, a creare un califfato nella Nigeria settentrionale, anche questo condotto dalla sharia. Hanno lo stesso significato - lottare per la creazione di califfati islamisti a macchia, che lottino poi per unirsi in un’unica fascia jihadista - anche l’attentato contro il museo ebraico in Belgio, l’attacco all’aeroporto di Karachi, le azioni contro consolati in Afghanistan, i tentativi rivoluzionari egiziani, gli scontri in Libia.
• Quindi il nuovo ratto delle studentesse va inquadrato in una strategia generale e avversato con un’azione più vasta?
Teheran ha consegnato a Baghdad 88 caccia russi Sukhoi, che il governo iracheno impiegherà per tentare di fermare quelli dell’Isil. Gli aerei in questo momento sono parcheggiati nella base militare Imam Ali a Nassirya (provincia di Dhi Qar). Secondo il sito Iraqi News «saranno equipaggiati con armi sofisticate». Il presidente iraniano Hassan Rohani ha già assicurato al presidente iracheno «pieno sostegno» nella guerra «ai massacri e ai crimini dei terroristi». Come lei sa l’attacco sunnita potrebbe indurre la sciita Teheran a un’alleanza addirittura col diavolo americano.
• Già, gli americani che fanno?
Ieri John Kerry, segretario di Stato di Obama, era nel Kurdistan iracheno, per persuadere i dirigenti politici locali a non far guerra a sé, ma a unirsi a Baghdad per respingere gli islamisti. I curdi hanno approfittato della confusione generale per prendersi Kirkuk, che è appena fuori dal loro territorio, ma che è considerata la loro capitale ed è oltre tutto in una zona ricca di petrolio. Discorsi difficili, perché il presidente iracheno al Maliki, sciita, ha discriminato fortemente sunniti e curdi.
•Quanti sono i morti fino ad ora?
L’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani ha fatto sapere che negli ultimi 17 giorni sono morte in Iraq mille persone, quasi tutti civili. «Continuano anche i rapimenti nelle province del Nord del paese e a Baghdad».
• Che cosa si sa delle duecento e passa studentesse rapite in Nigeria a metà aprile?
Si troverebbero a Diffa, in Niger, a pochi passi dal confine con la Nigeria. Boko Haram, come i somali, sconfina spesso e volentieri. Anche il capo di Boko Haram, il misteriosissimo Sheaku, sarebbe nascosto nel Niger o più probabilmente nel Camerun settentrionale. Le faccende di Boko Haram e di Sheaku (che nessuno ha praticamente mai visto) sono un tale enigma che il settimanale Usa Christian Science Monitor ha sostenuto che non esistono e che i sequestri sono un’invenzione di qualcuno che cerca una scusa per invadere la Nigeria, ricca di materie prime.
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